sabato 16 gennaio 2016

Immigrazione: per un abbozzo di analisi sistemica.

Dopo i fatti di Colonia i giornali si sono, ancora una volta, riempiti di polemiche ed articoli general-generalissimi sull'immigrazione e i problemi annessi e correlati alla questione dell'integrazione degli immigrati.

Provo ogni volta una profonda costernazione di fronte all'approccio estremamente immaturo dei nostri media e della nostra politica e non so sinceramente dire chi, tra i due, sia al seguito dell'altro.
Il problema, ogni volta che si pone, sia che accada per un episodio di cronaca nera sia per l'ennesima strage di morti annegati in mare, non viene mai seriamente analizzato inquadrandolo in una cornice sistemica che quindi indaghi le radici profonde sulla scorta di una qualche serietà di analisi, sapendo prospettare soluzioni plausibili.
Siccome il potere politico e le strategie dei media sono fortissimamente interconnesse non posso non trarre la conclusione che questa superficialità sia cercata e voluta.
Lo scopo è dividere l'opinione pubblica sulla base di una serie di false flags il cui scopo è proprio mascherare dietro una spessa tenda di inutile retorica la riflessione sul necessario: lo scopo è prevenire il rischio che l'opinione pubblica si orienti in una direzione che danneggi interessi dominanti.
Quali sono questi interessi? Ne vedo diversi.
Un interesse dell'industria e della malavita nel reiterare le condizioni di estremo sfruttamento degli immigrati resi clandestini - e quindi indefinitamente ricattabili - dalla legge Bossi-Fini ( e specifico che non considero migliore la precedente Turco-Napolitano, per la quale i Lager si chiamavano CIE invece che CPT, ma la musica era sostanzialmente la medesima ).
Dall'altro lato c'è il problema del mercato politico: un po' perché si vogliono trasversalmente difendere gli interessi di cui sopra e dello status quo, un po' perché credo non ci siano nemmeno le competenze per prospettare soluzioni realistiche e sostenibili, fa comodo a tutti i partiti dividersi su criminalizzazione xenofoba degli immigrati da destra, e beatificazione altrettanto a priori da sinistra secondo il mito rousseauiano del buon migrante, il che alla fine non fa niente a propria volta per prospettare un realistico percorso affinché queste povere anime vengano aiutate a migliorare la propria condizione di vita.

Una destra bieca, fondamentalmente razzista, becera ed islamofoba come quella della Lega in un contesto che la agevola, cioè la paura del domani di chi si sta impoverendo, trova nella xenofobia di pancia un buon veicolo per racimolare voti.
Specularmente una sinistra con niente di serio da dire, a proposito di nulla, cerca una legittimazione nel mero antileghismo.

Si tratta di una dimensione sterile, inutile, demagogica da entrambe le parti, ma in fondo estremamente comoda per tutti dato che pare che nessuno sia seriamente intenzionato nemmeno a cercare di governare questo paese e la lotta internazionale ( ed internazionalista ) per la deglobalizzazione.

Così la questione dell'immigrazione torna sulle prime pagine dei giornali ad animare l'inutile rumore di fondo dei nostri politicanti, ogni volta che muore qualche povero Cristo in mare o che capita un caso di cronaca nera.
Ed ogni volta, punto e a capo, torniamo al punto di partenza senza aver non dico risolto, ma nemmeno aver provato a prospettare qualcosa.

Io non ho fatto studi approfonditi di mediazione interculturale e non sono una specialista di politica economica che sappia indicare cosa inventarsi per dare un tetto sulla testa e pane a ciascuno.
Il terreno delle soluzioni, quello più difficile, esula quindi dalle mie competenze e lo ammetto con umiltà, tuttavia penso di poter affrontare lo sforzo preventivo di inquadrare il fenomeno in una cornice sistemica; credo inoltre che il semplice ragionare con consequenzialità su questa cornice possa già indicarci varie iniziative intorno alle quali cercare di costruire un consenso, perché pur essendo piccole cose potrebbero aiutare ad alleggerire la posizione nostra e degli immigrati.

Esiste un primo piano di assoluta civiltà e buon senso: Frontex, i regolamenti UE di Dublino e la legge Bossi-Fini, sono leggi e regolamenti criminali.
Se non si vogliono ogni pochi mesi piangere centinaia di persone morte in mare bisogna mettere la parola fine a Frontex, a Dublino II/III e bisogna smetterla con la Bossi-Fini.
O diventa possibile spostarsi con mezzi leciti, e quindi sicuri, o tra poco tempo andrà a finire che sarà possibile andare da Pozzallo a Sirte a piedi senza bagnarsi, camminando sui morti a galla.
MA.....Purtroppo non è così semplice.
Questi strumenti che cercano di impedire che le persone arrivino sulle coste e ai confini del Sud Europa, o ipocritamente cercano di fare in modo che non ci arrivino vivi ( gli scafisti esistono perché i regolamenti UE impediscono di arrivare utilizzando un volo low cost, meno costoso, legale e sicuro. Parlo della Direttiva Europea 51 del 2001 ) non ci forniscono ancora strumenti per fronteggiare il problema per cui senza poter offrire lavoro non si offre una prospettiva di integrazione, ma quella di andare a sopravvivere dentro una qualche sacca di emarginazione sociale più o meno omologa alle banlieue francesi.
Mare Nostrum è solo una pezza sul buco, una battaglia di estrema retroguardia e come tutte le pezze sul buco non è indefinitamente sostenibile.
Dobbiamo preventivamente identificare il cuore del problema.
Se si vuole parlare seriamente di immigrazione dall'Africa e dal Medio Oriente, allora, bisogna parlare di tutta una serie di contraddizione all'origine del fenomeno.

1) la PAC-UE, politica agricola comune europea, ( difesa in primis dalla Francia ma votata al parlamento europeo anche dalla Lega nella persona stessa di Salvini ) è fondata sulla pratica del dumping contro le produzioni agricole sub sahariane.
Il depauperamento degli agricoltori africani alimenta poi ulteriormente la pratica del "land grabbing". Prima li strangoliamo di debiti, affinché oltre a non avere lavoro e da mangiare....finiscano per venderci anche la terra.
Questo gioco è criminale ed è una politica europea sulla quale non ha mai niente da dire nessuno.
L'Unione Europea, oltre alla merda che abbiamo in casa tra €uro, bail-in, fiscal compact, European Redemption Found, è anche questa merda qui rivolta verso l'esterno: la PAC.
Se non possiamo chiamarlo imperialismo si chiama in ogni caso, come minimo, neocolonialismo e dobbiamo assolutamente, in patria, aprire una seria discussione per decidere se riteniamo possibile ed accettabile reiterare una politica estera e commerciale di matrice neocolonialista.
Se la risposta è un secco NO, allora dobbiamo capire come cambiare rotta e una seria riflessione non potrà non condurci alla conclusione che non è possibile, neanche su questo fronte, ripudiare le politiche UE senza ripudiare l'UE.
Finiamola si sbandierare i sogni di Spinelli, e facciamo i conti con le contraddizioni reali.
Questa merda si combatte, e si abbatte, non si cambia dal di dentro perché semplicemente non è realistico, dato che non ce ne sarà mai la volontà politica contemporaneamente ed in maniera concomitante sull'intera scala continentale.
La matrice politica dell'UE nei confronti del resto del mondo è neocolonialista, e non è democratizzabile dall'interno.

2) qualcuno mi deve spiegare come accidente possano fare:
Benin, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, Repubblica Centroafricana, Repubblica del Congo, Gabon, Guinea Equatoriale e Ciad a reggere il cambio fisso rispetto all'€ quando non ce la fanno Spagna, Italia, Irlanda, Portogallo, Grecia, Cipro etc.
Il colonialismo produce i suoi effetti, e qualcuno ci guadagna.
http://www.marx21.it/internazionale/africa/1398-qinsisto-che-bisogna-al-piu-presto-ripudiare-il-franco-cfaq.html#

E' inutile perdere tempo intorno ai concetti, quello rappresentato nell'immagine è un lascito dei vecchi regimi coloniali ma sarebbe un po' troppo semplice pensare che sia il solito vecchio sciovinismo francese a non voler mollare l'osso: oggi di questo regime è la BCE intera che si fa garante.
Il vampiro si chiama Unione Europea e questo è un ottimo motivo in più per volerla tutti quanti combattere, indipendentemente dal fatto che continuano ad essere i francesi che stanno sul terreno a garantire che il capitale venga remunerato.
Su tutto questo Lega e FN francese non hanno un accidente da ridire.
Ma per non correre il rischio di dover criticare questo stesso identico modello anche in casa nostra.....come faccio ad accettare una sinistra che si limita a proporre il "tampone" Mare nostrum senza affrontare di petto la questione neocolonialismo?
Vorrei inoltre segnalare che l'atteggiamento di Lega ed FN qualifica il loro sovranismo come una usurpazione di sovranismo.
Un sovranista è un patriota ed un antifascista, e nulla vieta che sia insieme anche un internazionalista. Ciò si fonda sul fatto che l'amore per il proprio Paese e per il proprio popolo non passa attraverso la pretesa di usurpare dei propri diritti e delle proprie prerogative i popoli ed i Paesi altrui.
Non esiste un amor di patria che abbia più dignità di qualsiasi altro; il sovranista esige il rispetto della sovranità del proprio popolo e rispetta quella altrui.
Questo qualifica la differenza profonda ed insanabile tra sovranismo, patriottico e democratico, e lo sciovinismo che in ultima istanza è lo stesso nazionalismo di sempre.

3) il cosidetto Kimberley process, nato per impedire lo smercio dei cosidetti blood diamond, è una cortina fumogena.
In realtà non traccia un accidente di niente, anzi, all'atto pratico difende il cartello tenuto in piedi da de Beers ( olandese ) come in molti denunciano.
Il risultato è che se uno stato africano si rimpossessasse dei propri diamanti e dei propri canali di vendita verrebbe sempre automaticamente messo all'indice dal consorzio del Kimberley process, democratico o dittatoriale che sia questo paese.
Il cartello "umanitario" però non ha nulla da ridire sul fatto che de Beers faccia incetta e tenga tonnellate di pietre grezze nei caveau per tenere alto il prezzo.
Nel frattempo paesi europei ( + Israele, seconda piazza dei diamanti al mondo a Tel Aviv dopo Anversa ) continuano a finanziare guerre per poter estrarre senza pagare diritti di estrazione a chicchessia approfittando del caos, o riservandosi di poter barattare pietre grezze contro residuati bellici.



4) Quanto viene fatto coi diamanti viene replicato nel continente africano anche per petrolio, oro, uranio e terre rare. Tutte materie prime rare, pregiate ed altamente costose utilizzate in processi industriali che producono elevato valore aggiunto, che i paesi europei hanno bisogno di importare.
Parlo esattamente dello stesso meccanismo messo in atto per i diamanti, ma in questi casi non ci siamo inventati nemmeno un Kimberley process che non funziona.
La scelta in Europa è stata: facciamo direttamente finta di non vedere.
I neoliberisti dei partiti afferenti al PP, al Alde e al PSE mangiano ciascuno la propria fetta di torta; i leghisti di tutta Europa criminalizzano gli sfruttati che scappano da tutto questo ma non hanno nulla da dire su niente che riguardi lo sfruttamento delle persone, Verdi Europei semplicemente non pervenuti e la "sinistra carina", a propria volta, non ha niente da dire sullo sfruttamento che genera la fuga di disperati.
Si limitano, una volta che essi siano arrivati sulle nostre coste, a cercare di ritirare su il 3,5% alle elezioni facendo il contro canto speculare alle grida leghiste senza però proporre mai nulla.

5) Dobbiamo mantenere la capacità di analizzare le contraddizioni reali entro la dimensione della loro concreta materialità, rendendoci conto del fatto che grandi movimenti di persone disperate sono un fenomeno consustanziale all'aumento delle disparità e delle sperequazioni delle condizioni di vita e al fenomeno della esportazione della democrazia manu militari.
Se la ricchezza tende ad essere concentrata in una precisa parte di mondo molte persone si muoveranno in questa direzione, cioè si muoveranno lungo la stessa direttrice ma in verso contrario al movimento del denaro dai paesi ricchi ai paesi poveri, il quale normalmente imbriglia questi stessi paesi con le catene del debito.
Nulla di nuovo sotto il sole, basta aprire un libro di storia per rendersene conto, anche il più famoso ( ma allo stesso generico ) del '900.
La prima parte de Il secolo breve di Hobsbawm, ad esempio, spiega il processo piuttosto chiaramente parlando della convulsa fase storica che va dal collasso del laissez faire allo scoppio della prima guerra mondiale, nella quale si scaricano le tensioni accumulate tra l'espansionismo guerrafondaio della Germania e gli interessi commerciali di cui era veicolo materiale il gold standard, sul quale si fondava la grandezza economica dell'impero britannico.
Pagine intere per spiegare quali furono le contraddizioni politiche che resero il quadro insostenibile ed, tra queste....le migrazioni di massa che gli stati non sapevano più come gestire.
Esattamente, di massa, già allora.
Esse non c'erano in misura altrettanto massiva nel corso dei 30 anni keynesiani del secondo dopo guerra non perché le frontiere fossero più chiuse, ma perché nonostante gli strascichi dell'ultimo colonialismo ( francese ), c'era la repressione finanziaria dentro la cornice degli accordi di Bretton Woods.
Per quello che riguarda la dimensione neocoloniale degli investimenti occidentali vale la pena di dedicare poco più di un quarto d'ora a riascoltare un famoso discorso di Thomas Sankara del 1987:


Questo è quanto accade nei paesi sorgente del fenomeno migratorio.
Una prima cosa che è importante notare è che ciò di cui parlava Sankara 30 anni fa a proposito dell'Africa, sostanzialmente definibile come la politica economica e commerciale del Fondo Monetario Internazionale nei paesi emergenti, era oggetto della riflessione del movimento noglobal tra la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo millennio ed è sostanzialmente sovrapponibile nelle proprie linee guida alla politica del neoliberismo che, attraverso la UE, ha avuto corso forzoso nei rapporti intraeuropei dall'introduzione dell'euro in qua.
Ho vissuto quegli anni come giovane militante impegnato nell'attivismo studentesco, e seguii le elaborazioni di quel movimento.  Nessuno mi toglierà mai dalla testa che per il potere fu necessario disperdere, a Genova nel 2001, quel nascente movimento con un bagno di sangue perché avevamo a disposizione tutti gli elementi per comprendere il senso profondo di ciò che l'Unione Europea stava per diventare.
Era sufficiente fare una ulteriore associazione logica veramente minima, e di certo l'analisi era avanzata nella critica al liberoscambismo.
In parte sussumere pezzi di movimenti da parte di partiti che avevano come solo ed unico scopo 3 assessorati e quindi non volevano più essere realmente antisistemici era la sparanza di alcuni, in parte arginare il movimento disperdendolo, da parte del potere e delle istituzioni, era una necessità prioritaria ed era necessario riuscirci in tempi stretti.
Purtroppo ci riuscirono ed aprirono nel cuore della mia generazione una ferita che non si rimarginerà mai.

Non fu ( solo ) il governo Prodi II ed i sacrifici che ci vennero chiesti per tenere al governo lo stesso Padoa Schioppa che ci diede dei bamboccioni nel nome della maggior gloria della sinistra ( ? ) a disperdere la partecipazione alla politica della mia generazione.
Fino al 2001 eravamo in tanti a partecipare su argomentazioni anche radicali ma senza essere burattini di partiti dei quali già allora ci fidavamo poco, in parte per le loro compromissioni in parte per i loro sterili dogmatismi nominalisti, fatti di grandi citazioni senza alcuna sostanza mentre si teneva il culo in strada.
Purtroppo però le nostre fondamenta non erano abbastanza solido perchè avevamo alle spalle 15 anni di riflusso politico delle generazioni precedenti, e soprattutto a Genova ci dissero in faccia "siamo disposti a uccidervi per non permettervi di cambiare un bel niente".
Mancò la forza di accettare la sfida e rispondere vi aspettiamo.Non ne faccio una colpa a nessuno, io per primo non ho la vocazione né del martire né dell'eroe.
Mi limito a constatare che purtroppo, però, vinsero.
Da allora, nella politica italiana, è rimasto soltanto un grande vuoto.
In ogni caso quel che è stato è stato, oggi dobbiamo tenere fermo in mente il valido principio proposto da Emiliano Brancaccio: per liberare gli immigrati occorre arrestare i capitali.

6) Direttamente collegati agli argomenti del punto 5) ci sono anche specificità completamente intraeuropee a determinare la difficile governabilità del fenomeno migratorio.
Per spiegarle rimando ad un importante spezzone del documentario indipendente Il più grande successo dell'euro.Dal minuto 44:00 del film e successivi avete modo di capire cosa io intenda attraverso le parole di Alekos Alavanos ( fondatore di Syriza, fuoriscito, attualmente leader del movimento politico Sxedio B che collabora con Unità Popolare e ha come elemento caratterizzante la tematica dell'abbandono della UE e dell'euro ).
Alavanos ci dice una cosa importante: i paesi dell'eurozona sono paesi cari, costosi, questo a causa anche della propria moneta molto forte, irrealisticamente forte per tutti i paesi della periferia Sud dell'Europa.
Una moneta buona non tanto per circolare e per la creazione di lavoro quanto, al contrario, per la tesaurizzazione.
Per questo motivo in Grecia molte persone arrivano, via Turchia, ben sapendo che il regolamento di Dublino III le obbligherà a rimanere in Grecia, cioè un paese relativamente povero e con poco lavoro. Eppure si fermano.
Perché lo fanno quando potrebbero fermarsi in Turchia, paese che spesso gli è anche culturalmente più vicino essendo un paese musulmano e nel quale è più semplice trovare lavoro?
Perché molte di queste persone non hanno intenzione di abbandonare definitivamente il proprio paese, ma di raggranellare per qualche anno della valuta forte che gli permetta di vivere bene una volta ritornati a casa e per questo accettano le condizioni peggiori che la Grecia può, nell'immediato, offrire. Senza contare che le rimesse alle famiglie rimaste in patria fruttano molto di più, in questi paesi, se sono in euro invece che in lire turche.
In Turchia ci andrebbero per lavorare e rimanerci; non avendone intenzione la Grecia è più ambita per motivo di tesaurizzazione a breve termine.
A ben vedere vale la stessa identica cosa anche per noi.
Questa moneta buona per l'accumulazione e la tesaurizzazione non possiamo reggerla, per N motivi; tra questi anche il fatto che le sue caratteristiche intrinseche e la sua irrealistica proprietà di moneta troppo forte ( in primis per noi stessi ), concorre a rendere non sostenibile il fenomeno migratorio.

7) Tutte le considerazioni sin qui accumulate concorrono già a formare un quadro di analisi coerente che bisogna saper descrivere non concedendo nulla alla retorica dei movimenti politici che, sfruttando la paura dello shock da globalizzazione ( di cui le migrazioni massive sono un epifenomeno ), senza da un lato dir nulla di serio per contestare questo ordine economico cercano di sfruttare la paura del domani per raggranellare voti con la xenofobia e l'islamofobia.
Su queste tematiche occorre essere trancianti, poggiando su fondamenta analitiche solide.
Occorre essere chiari  sul fatto che i flussi migratori non si controllano né controllando le frontiere di terra né quelle di mare attraverso la militarizzazione delle stesse, anche perché questo comporta lo sparare a vista ed uccidere quelli che cercano di arrivare.
Il resto è ipocrisia, tanto vale dirlo e assumersi la responsabilità delle stragi. Questo a leghisti e consimili va rinfacciato senza mezzi termini.
I flussi si controllano controllando il movimento di soldi e merci; l'immigrazione diventa libera non perché arriva quella minchiona della Boldrini a dire di spalancare le frontiere ( le frontiere sono incontrollabili COMUNQUE, a meno che non si decida di sparare a vista ), ma perché un equo commerciare rende possibile non fare la fame nei paesi di origine; a quel punto la voglia di sradicarsi passa ai più e restano i pochi che si spostano solo per legittima ambizione ma che, nei numeri, son così pochi da non essere un problema per nessuno.
Anzi, sono i regolamenti UE che impediscono di arrivare spendendo 80€ per un volo low cost, che rendono ancora più ingestibile la situazione: perché costringono loro a spendere decine e decine di volte di più per ingrassare la mafia degli scafisti, costringendo poi gli stati a spendere centinaia di milioni per pattugliare i mari con le marine militari, che non stanno di pattuglia in alto mare gratis.
Quindi alla Lega occorre rinfacciare che loro erano al governo quando son stati firmati anche dall'Italia regolamenti come il Dublino II e Dublino III, che impongono al paese che riceve gli immigrati di tenerli nei propri confini per i successivi 10 anni quando molti in Grecia o in Italia preferirebbero non fermarsi affatto, vanificando anche delle richieste per ricongiungimento familiare. ( ricordiamoci che era proprio di questo tipo il problema accaduto l'anno scorso alla frontiere di Ventimiglia quando i francesi di fatto sospesero Schengen ai nostri confini )
Volete risparmiare?
Fateli venire con Rian Air.
Si toglieranno soldi alla mafia, niente morti in mare, centinaia di milioni risparmiati in pattugliamenti della Marina Militare.
Volete controllare i flussi perché qua di lavoro già ce n'è poco? E' sensato, ma sensato altrettanto deve essere il come.
Bisogna prima astenersi dal fare bombardamenti destabilizzando intere aree e regolamentare i flussi di denaro: chi non subisce colonialismo commerciale e non si ritrova con la casa distrutta dai bombardamenti, preferisce rimanere a casa propria.

8) In coda a tutto il resto l'analisi generale e le soluzioni proposte devono essere concrete, verificabili e serie.
Avere solidarietà, spirito umanitario ed altruismo tra le proprie motivazioni va bene, ma non si possono pretendere, come fa l'odierna sinistra carina a misura di ricchi radical chic che vivono in centro e non hanno mai visto di persona una periferia, dei generosissimi slanci di generosità da un popolo giustamente arrabbiato ed immiserito.
Ogni cosa che venga proposta deve essere ben circostanziata altrimenti rischia di rivelarsi un boomerang.
Qua, ad esempio, abbiamo un caso di positiva e seria impostazione dell'argomentazione.
Smonta la retorica di quanti credono che siamo in crisi per via dell'immigrazione, o magari protestano anche contro l'euro ma alla fine si fanno scudo soprattutto delle proprie pulsioni islamofobe, costituendo il bacino elettorale della Lega.
Non mi illudo che queste argomentazioni possano facilmente arginare il fenomeno della montante ondata xenofoba in un paese comprensibilmente impaurito circa il proprio domani e nel quale l'analfabetismo funzionale riguarda quasi il 50% della popolazione.
Ma di certo la Boldrini serve solo a regalare voti alla Lega: il punto è saper semplificare i fatti di un articolo come quello proposto senza banalizzarlo. Solo in questo modo si può cominciare a costruire un argine e si può pensare di ricostruire una narrazione politica di taglio socialista e solidaristico.
Tuttavia mi riservo anche di avere dei dubbi su quello stesso articolo, non ritenendo sufficientemente completa la sua cornice di analisi.
Da esso si può trarre la conclusione che sia destituita di senso l'affermazione secondo la quale saremmo in crisi per via dell'immigrazione, ma nello stesso tempo non si possono ricavare sufficienti informazione su quale sia l'entità del fenomeno migratorio per poter essere definito come sostenibile, né abbiamo informazioni stringenti su quelli che sono gli enormi costi in termini di congestione ambientale in caso di secco aumento della popolazione residente per via di fenomeni migratori massivi.
In effetti si tratta di costi non da poco: far aumentare in misura rilevante la popolazione residente renderebbe insufficiente l'edilizia abitativa e le infrastrutture della viabilità in un paese già pesantemente congestionato e cementificato nel quale, per esemplificare, abbiamo la stessa popolazione della Francia dentro un po' meno della metà dei Km quadrati di superficie.
Punto di vista concettualmente diverso rispetto a quello del post dal blog di Economia e Politica, cioè discorso tutto quanto incentrato sul concetto di sostenibilità, è quello portato avanti nel corso dell'ultimo anno dai compagni e dalle compagne del MPL sulla pagina web Sollevazione.
Questa impostazione ha il pregio di concentrarsi sull'importante concetto della sostenibilità e di farlo in forma non disgiunta da una seria operazione di contrasto a forme culturali di razzismo, denunciando la montante ondata di islamofobia ed i loschi interessi politici che la manipolano.
Bene, ma non del tutto, nel senso che secondo me le due prospettive e le due impostazioni citate vanno più profondamente integrate essendo ciascuna delle due, presa da sola, ancora insufficiente.
La prima argomentazione smonta la denuncia dei costi dell'immigrazione così come essi vengono denunciati dagli xenofobi, ma omette l'analisi dei costi che in ogni caso ci sono, la seconda si concentra troppo su questi stessi costi spostando tutto il discorso politico su un piano, temo, troppo difficile da contendere alla destra. E forse contiene anche un errore di prospettiva: mi riferisco in particolar modo alla riflessione proposta sulla piramide demografica.
Il problema che voglio evidenziare è che dall'inizio degli anni '90, cioè dall'inizio degli anni della grande ritirata dello stato dall'economia, anni nel corso dei quali abbiamo liquidato l'impresa pubblica di stato e dissanguato il paese forzando la convergenza verso l'euro ed ancor più negli anni della moneta unica, l'intero paese ha vissuto una lunghissima stagione di stagnazione economica.
Lavoro sempre più asfittico, sempre meno retribuito, servizi e retribuzioni costantemente fermi o in calo, fino a quando siamo entrati in una recessione così grave e lunga da poter essere definita come depressione, a questo punto chiaramente destinata ad essere ricordata dai libri di storia come la più lunga e grave dalla crisi mondiale del 1929 compresa.
Sono almeno 25 anni che il lavoro sta col collo dentro al cappio e le conseguenze sociali non sono state soltanto lo sfilacciamento del tessuto sociale che produce l'anomia politica contro la quale stiamo combattendo.
Una delle conseguenze più gravi consiste nel fatto che l'Italia sta vivendo una autentica tragedia demografica, solo di poco meno grave di quella che attraversa la Germania.

E' chiaro che se tornassimo ad avere lavoro e stato sociale ( primum, quindi, ripudiare l'UE ) tante persone sarebbero contente di tornare ad avere una famiglia.
Qua invece abbiamo già avuto almeno 2 generazioni, tra le quali la mia, che di figli ne hanno fatti drammaticamente pochi e non fanno ormai più in tempo a farne altri anche se le politiche dello stato si invertissero, dato che l'età fertile non è infinita.
Mettendo in atto politiche volte a redistribuire ricchezza e riampliare il regime di servizi a copertura universalistica e gratuita, molti ragazzi e le ragazze si sposerebbero e farebbero con piacere un paio di figli, a differenza di quanto fatto dai giovani ( spesso non per loro volontà ma perchè incastrati in una drammatica precarietà del vivere ) negli ultimi 25 anni.
Ma anche insediando un governo che compia, in politica economica, le mosse necessarie, prima di raccogliere i frutti in termini di inversione del trend demografico, che è l'ultimissimo effetto che si raccoglie per ricaduta a tutto il resto, ci vorrebbero 10, forse 15 anni.
Siccome non è data possibilità di mantenere un buon sistema previdenziale e un sistema produttivo moderno con una popolazione in veloce contrazione e rapido invecchiamento, anche nell'ipotesi di riprendersi la sovranità monetaria, fiscale e commerciale, qua nella logica di mantenere il dato demografico del paese *stabile*, liberarsi dall'UE serve a dare lavoro agli italiani e ad una quota rilevante di nuovi arrivati all'anno per una decina d'anni. Non mi sorprenderebbe che calcoli seri che lascio, per competenza, fare ad economisti e sociologi, definissero che questa cifra possa arrivare ad avere 5 zeri su base annua da qui a una decina d'anni.
Altrimenti collassiamo comunque, anche senza UE tra le scatole.
Finché non avremo strumenti per gestire una decrescita non infelice ( e questo strumento a mio avviso si chiama socialismo, ma non lo avremo con un rapido schiocco di dita ) la stabilità del dato demografico è un parametro necessario in qualsiasi prospettiva di stabilità socio-economica.
Se vogliamo rimanere circa 60 milioni di persone, e credo ciò sia necessario per non far collassare definitivamente i sistemi produttivi e previdenziali, invertire il ciclo economico permetterebbe di non far più scappare all'estero tantissimi giovani - non dimentichiamo infatti che oggi quelli che escono sono circa quanti quelli che entrano - ma con un drammatico "buco" di 2 generazioni almeno che di figli non ne han potuti fare, se non si integra seriamente un paio di milioni di immigrati ( almeno ), non avremo altra prospettiva che il collasso.
Questo è il senso drammatico della pericolosa strada sulla quale un trentennio di ordoliberismo a corso forzoso ci ha incamminati: siamo stati messi su una strada senza alternativa ed a questo punto non è più in questione se vogliamo gestire forme di integrazione per una così rilevante fetta di popolazione residente di origine non indigena, ma solo il come farlo. Non sarà semplice, certo, ma ormai è inevitabile.


9) A proposito di quest'ultima questione credo che qualche spunto di riflessione seria, pur espressa in forma sarcastica, ce l'abbia proposta Fiorenzo Fraioli dal cui blog estrapolerò qualche concetto generale e delle immagini.
Intanto ha ragione il Fraioli nel sostenere che qua il problema è di marginalismo puro, e per tutta una serie di motivi a proposito dei quali mi sono dilungato in precedenza, qua non si tratta affatto di sentirsi in colpa per il nostro remoto passato imperialistico e coloniale, da non dimenticare certamente ma che non ci porterebbe a risolvere i problemi odierni perché il senso di colpa non è una soluzione.
Qua si tratta di contendere radicalmente le fondamenta delle politiche imperialiste e colonialiste dell'oggi.
Altra questione proposta sempre da Fiorenzo Fraioli si trova in quest'altro post; più precisamente nella tabella proposta e nella sua analisi.
Essa evidenzia in maniera lampante come, a noi, ci abbia fottuti Schengen e l'ansia di voler espandere il mercato comune europeo verso est. Un altro dei fenomeni avvenuti perché la Germania ha avuto saldamente in mano le redini del gioco e che non inizia da ora ma già dal 1990.
Infatti fu quest'ansia tutta tedesca, non dimentichiamolo, di espandere la propria economia attraverso i propri satelliti che provocò l'esplosione violenta del decennio delle guerre in Yugoslavia con il riconoscimento assolutamente prematuro ed unilaterale della indipendenza della Slovenia e della Croazia, dove di fatto il marco tedesco già da tempo circolava come moneta parallela. ( in un numero di Limes del 1996, il quotidiano italiano di Geopolitica diretto da Lucio Caracciolo, vi era anche una intervista all'allora ministro degli esteri italiano De Michelis il quale ricordava che in una riunione di paesi europei nessuno tranne la sola Germania voleva riconoscere immediatamente l'indipendenza dei due paesi per paura delle conseguenze, e fu la diplomazione del cancelliere Kohl ad imporsi: "Slovenia e Croazia indipendenti subito o dell'euro non se ne fa niente". Quale splendida occasione sarebbe stata per rispondere "allora non se ne fa niente". Almeno oggi, però, avremmo il dovere di riflettere su come si compose questo nuovo Impero chiamato UE, e su come di esso la guerra sia componente strutturale fin dalla nascita, non solo dalla vicenda Ucraina in qua. )
Tornando all'analisi di Fraioli, ad ogni modo, possiamo farci un'idea di cosa potrebbere essere una politica sostenibile in fatto di gestione dell'immigrazione.
a) separare concettualmente i rifugiati dagli immigrati economici e prevedere un diverso tipo di trattamento.
Stabilire procedimenti certi per un rapido ed univoco riconoscimento come rifugiati per chi scappa dalle guerre, fornendo documenti ed asilo assolutamente sicuri, e verso l'esterno concorrere a limitare l'esistenza di questo fenomeno avviando la disgregazione della Nato.Infatti è evidente di cosa sia figlia l'ondata di rifugiati siriani: delle guerra alle quali anche noi abbiamo preso parte in Medio Oriente al seguito degli USA da 25 anni qua.
Ebbene, gli statunitensi vadano a combattere da soli. Probabilmente ci andranno meno di frequente se non concorreremo a coprir loro le spalle, così questo mondo sarà più sicuro per tutti e saranno anche meno i rifugiati da gestire.
b) Uscire all'UE serve anche per uscire da Schengen. A quel punto per chi non arriva da un paese in guerra, né ridotto nelle miserabili condizioni dei paesi dell'Africa sub sahariana, ( e come vediamo il dato impressionante nei numeri è quello che riguarda i Rumeni ), diventerebbe semplice per un paese sovrano stabilire quote di accesso.
Certo prima rimuovendo l'oscena legge Bossi-Fini, che col reato di clandestinità ha solo reso più ricattabili le persone e istituito lager che costano milioni nella loro gestione.
Non dimentichiamo a tale proposito le intercettazioni nel corso dell'indagine romana di mafia-capitale, nella quale mafiosi e politicanti si dicevano che con le cooperative che gestiscono i CPT ci si guadagna di più che con lo spaccio di droga.
Identificazione rapida per chi arriva, auspicabilmente in aereo sradicando così il racket degli scafisti, e per chi non ha documenti lo stato ne rilascerà di nuovi. E poi un anno di tempo per trovare lavoro in un contesto nel quale lo stato si impegni davvero a creare lavoro, per tutti i residenti.
Se dopo un anno il lavoro non è stato trovato non è colpa di nessuno, non possiamo tenere degli indigenti che saranno facilmente strumentalizzabili dalla malavita, ma a quel punto con l'equivalente pro capite di 5 giorni di CPT, possiamo pagare un biglietto di aereo per tornare in tutta sicurezza a casa.
In ogni modo chiarezza sul fatto che la legge Bossi-Fini è servita solo a creare le stesse contraddizioni sulle quali oggi gli xenofobi raggranellano voti ( e non sorprende che recentemente anche il demagogo Renzi abbia detto che quella legge è sbagliata ma non va cambiata. Essa conviene a tutti, tranne al popolo italiano e agli immigrati ).
Sono convinto che in una simile cornice la gestione dell'accoglienza diventerebbe più semplice, equa e realistica, e con un saggio governo possa risultare sostenibile e profittevole per ciascuno.

10) Per quello che riguarda la gestione dell'integrazione, da non confodere con l'assimilazione culturale che è un fenomeno violento, la grande questione in sospeso è la gestione dell'istruzione pubblica e della laicità dello stato, in modo che il nostro Paese non sia discriminatorio nei confronti delle differenze ma sappia tenere il punto su quelle che sono considerate conquiste sociali all'interno della cornice della nostra matrice culturale. ( uguaglianza nel rispetto della differenza ).
Questo è certamente un capitolo complesso e di tale vastità da dover essere trattato a parte.


In generale:

Non possiamo non tenere conto della devastante crisi occupazionale europea.
Il corridoio umanitario col Nord Africa serve per salvare vite, ma non è indefinitamente sostenibile come tale.
Gli assetti istituzionali e commerciali del nostro paese e del nostro continente, piuttosto, devono essere ridefiniti e devono essere stabili e sostenibili. Ciò permetterà anche la gestione del fenomeno migratorio concorrendo in primis a fare in modo che non esistano grandi masse di disperati.
Dando una picconata all'UE e alla Nato il mondo ne guadagnerebbe.

Il problema essenziale è lasciare all'Africa e al Medio Oriente una possibilità per farcela sulle proprie gambe, e questo passa attraverso la necessità di contestare il sistema economico in casa nostra.
Non aiutiamoli a casa nostra, tutti, senza domandarci come, à la Boldrini, e nemmeno retorica del aiutiamoli a casa loro, eterna scusa leghista per non fare nulla mentre si firmano Dublino II e Dublino III, creando disordine per poi lucrarci elettoralmente sopra.
Il ribaltamento di paradigma che propongo è quello del cominciamo ad aiutarli DA casa nostra, cambiando le politiche che vengono applicate cominciando da qui, che presuppone anche la logica del poter essere d'aiuto per gli altri cominciando dall'aiutare sé stessi come precondizione necessaria.
Se rinunciamo a fare discorsi complessivi nella presunzione che "tanto la gente non capisce", in una fase di pesante crisi anche nei nostri paesi, il rischio è consegnare i ceti popolari a chi prima firma Dublino II-III e poi, dopo aver creato in questo modo buona parte del problema, specula elettoralmente sulle contraddizione che i regolamenti UE creano.

La paura del domani è una leva potentissima, in una fase in cui purtroppo - e non certo per colpa degli africani, ma casomai dei banchieri - ci ritroviamo anche qua a dover provare questa paura.
Per questo credo che una narrazione di solidarietà, quindi socialista, debba essere complessiva e sistemica.
Il problema è riuscire a comunicarla in modo efficace.
Certamente però - la questione immigrazione ne è solo l'ultima dimostrazione - vige il principio che chi non ha nulla da ridire sul capitalismo e il neocolonialismo non ha niente di serio da dire e da proporre a proposito di nulla.
E ciò vale a cominciare dalla sinistra carina, che a forza di cercare di tirar su quattro voti con l'antisalvinismo, sta riuscendo a produrre soltanto l'effetto contrario e ciò fare permanentemente campagna elettorale ad una Lega ormai quasi completamente fascistizzata.


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