lunedì 11 gennaio 2016

Discorso di Atene, forum anti-UE con Mars, oggi parte di Unità Popolare.

Ne parlavo qualche post fa.
Riporto il discorso che preparai per il forum di Atene tenuto tra il 26 e il 28 Giugno 2015.
In quell'occasione che mi è particolarmente rimasta nel cuore, per questione di tempo ebbi modo di pronunciarne soltanto degli estratti, quindi questa è la prima volta che il discorso vede la luce nella sua pienezza.
Contiene una mia disanima sulla situazione politica italiana finalizzata a dare ai compagni greci il quadro di riferimento per come noi in P101 lo interpretiamo, e una mia analisi delle contraddizioni profondi della UE e quindi le motivazioni del nostro prendere una posizione.

Credo nel mio piccolo sia un buon testo, rimasto in buona parte sepolto a causa delle necessità contingenti ( tempo limitato e necessità di traduzione ).
Mi piace condividerlo qui.



DISCORSO PER IL FORUM DI ATENE

Cari compagni e compagne, comincio col presentarvi brevemente il nostro movimento, che in vista della costituzione di un movimento politico stiamo organizzando intorno all’appello che abbiamo intitolato “ORA”.
Siamo attivi prima come coordinamento della sinistra contro l’euro da circa 2 anni fa, anche se l’impegno di vari tra di noi nella politica e nella società viene spesso da molto più lontano.
Il nostro proposito è quello di rivendicare la sovranità nazionale del paese quale strumento indispensabile sul quale ricostruire la sovranità del popolo, la democrazia, il diritto di autodeterminazione che ci permetta come popolo di scegliere liberamente che modello sociale vogliamo costruire senza farcelo imporre dall’Unione Europea, lo strumento del grande capitalismo e della finanza.
Riteniamo che la riconquista della sovranità sia soltanto un passaggio verso il ripristino pieno della democrazia e verso la realizzazione di politiche popolari ed improntante al valore della solidarietà verso l’interno del paese, e della fratellanza tra i ceti lavoratori degli altri paesi verso l’esterno.
Ma siamo convinti che questo passaggio non possa essere eluso ed omesso, perché senza piena sovranità anche un governo che vuol stare dalla parte dei ceti popolari, essere sinceramente democratico o che abbia meglio ancora l’ambizione di rilegittimare la prospettiva del superamento del capitalismo, non potrà realizzare nulla dei propri propositi nemmeno vincendo le elezioni, se lo Stato ha subito il furto degli strumenti che costituiscono la propria sovranità.
Data la situazione di emergenza politica, sociale, istituzionale ed economica che attraversiamo abbiamo deciso di darci un profilo politico semplicemente popolare, e di lavorare per un progetto politico di unità popolare dalla parte di tutti i ceti sfruttati, che sono la grande maggioranza, invece che fare uno degli innumerevoli nel nostro paese appelli all’unità della sinistra nei quali il nostro popolo mostra di non credere più.
Per questo fondiamo i nostri propositi sulla prima parte della nostra costituzione, che stabilisce diritti e doveri essenziali di ogni italiano e che la Repubblica è fondata sul lavoro, che esso è un diritto e non una merce che lo stato deve garantire a tutti, provvedendo anche a garantire i diritti all’istruzione ed alla salute, ed a condizioni degne e di equa retribuzione sufficiente almeno a vivere con pieno decoro e senza paura del futuro.
Ci stiamo dando una realtà confederale perché raggruppiamo sia singoli che movimenti politici già esistenti, da movimenti della sinistra anticapitalista ed anti imperialista alla sezione italiana del Partito Umanista.
In Italia crisi economica e crisi politica sono tra loro strettamente intrecciate da lungo tempo, ed entrambe solo a propria volta intrecciate al percorso che ha portato all’introduzione dell’euro ed alla costruzione dell’istituzione Unione Europea col trattato di Lisbona.
La politica, ed il senso di partecipazione in Italia entrarono in crisi all’inizio degli anni ’90.
Il vecchio PCI, caduto il muro di Berlino, decise invece di rinnovarsi negli strumenti di analisi, semplicemente di cambiare nome e convertirsi ideologicamente all’idolatria del mercato come unico orizzonte possibile.
Contemporaneamente la Democrazia Cristiana, il PSI ed i partiti di governo più piccoli vennero spazzati via da vicende giudiziarie.
Il PCI che era diventato Pds si lasciò allora sedurre dalla tentazione di introdurre una nuova legge elettorale che abbandonasse il proporzionale e introducesse l’uninominale, nella presunzione che la migliore “presentabilità” dei propri uomini non travolti da indagini giudiziarie gli permettesse l’ascesa al governo vincendo un collegio uninominale alla volta.
Il risultato fu che vinse Berlusconi, inizio una caduta anche morale e culturale del Paese, ed il confronto divenne fasullo: da un lato si restringevano gli spazi per qualsiasi proposta politica esterna ai due partiti principali e dall’altro lato la contrapposizione tra questi due partiti diventava fasulla: il programma politico era infatti lo stesso.
Tagli allo stato sociale e privatizzazioni per rispettare i criteri di convergenza stabiliti dal trattato di Maastricht.
I partiti più piccoli della sinistra si ritrovarono così a far confluire voti in sostegno di governi di centrosinistra che si alternavano a governi di Berlusconi, ma lo scontento dei ceti popolari cresceva ed infine non sentendosi più rappresentanti, la sinistra ha perso qualsiasi vera rilevanza politica.
Arrivando all’oggi sento di dovervi dire subito, e questo deve essere chiaro, che sul fronte della politica economica in Italia non esiste niente che sia più coerentemente neoliberista del PD, e che Renzi è solo una deriva più volgare. L’Italia ha stabilito un record mondiale nelle privatizzazioni, con governi guidati da Prodi, D’Alema, con Bersani ministro.
Anche per questo devo purtroppo dirvi che il nome “sinistra” in Italia, almeno per qualche lustro, non è più spendibile ed utilizzabile. Il popolo pensa a queste persone se solo sente dire “sinistra” e a quanto essi li hanno impoveriti mentre promettevano di rappresentarli, e piuttosto votano qualsiasi altra cosa o non votano affatto, come ormai accade con quasi la meta degli italiani.

IL PD.
Il PD è il partito sistema ed il nemico numero 1. Berlusconi è politicamente finito, ma ha trovato in Renzi il suo naturale continuatore, ereditandone circa metà dei voti e naturalmente dei ceti di riferimento, con la differenza che Berlusconi rappresentava prevalentemente una borghesia ed un capitalismo nazionale, delinquenziale ed evasore fiscale, mentre il PD è in modo più specifico il partito delle banche e della finanza e che raccoglie la fiducia della trojka.
Anche per questo nel novembre del 2011, mentre a voi veniva imposta la mattanza di Samaras anche a noi veniva imposta la sciagura di Monti. In entrambi i casi i governi precedenti erano indecorosi ma legittimi, e vennero destituiti con una procedura imposta dalla BCE, con una lettera firmata da Draghi e Trichet, che potremmo definire “colpo di stato bianco”.
Se la sovranità monetaria non è in mano allo Stato, ed attraverso di esso controllabile dal popolo con processi democratici, oggi non serve più l’esercito per fare un colpo di stato, basta una email dalla banca centrale europea.
Il PD di Renzi sta minando le fondamenta della società procedendo lungo 3 direttrici principali:
a) Imposizione della legge elettorale detta Italicum
b) Smantellamento della legislazione sul diritto del lavoro
c) riforma della scuola.
La nuova legge elettorale che sostituisce la precedente, già approvata dal parlamento e che entrerà in vigore a luglio del 2016 sostituisce la precedente, con la quale abbiamo votato 3 volte, e che è stata dichiarata incostituzionale.
Un parlamento eletto con una legge incostituzionale con un governo guidato da chi non era candidato alla presidenza del consiglio, ha cambiato la costituzione e la legge elettorale, un caso unico.
Essa però ripropone i temi di incostituzionalità della precedente: premio di maggioranza che viola il principio di eguaglianza del voto stabilito dalla Costituzione ed ancora i capilista continuano ad essere imposti dalle segreterie dei partiti senza preferenze.
In pratica la singola lista che raggiunge il 40% dei voti si vede assegnare il 55% dei seggi.
Se nessuno raggiunge il 40% si fa un secondo turno, e chi prende un voto in più, anche in una sfida tra partiti con poco più del 20% ciascuno, prende il 55% dei seggi.
In questo modo il segretario del partito vincente si sceglie i deputati imponendo i capitalisti senza preferenze, tutti fedelissimi, e si ritrova con una maggioranza che è nella condizione di imporre un Presidente della Repubblica di partito, il quale poi nomina 5 componenti della Corte Costituzionale ( che può bocciare le leggi per incostituzionalità ). E sempre la maggioranza assoluta al singolo partito permette al parlamento di nominarne altri 5, determinando una maggioranza di partito anche nella corte costituzionale.
Quindi il segretario del partito vincente si ritrova il parlamento al suo servizio, si elegge il Presidente della repubblica che preferisce, e nomina una Corte Costituzionale di partito, mettendosi nella condizione di poter anche violare la Costituzione a piacimento.
Vi dico subito che questo serve a garantire l’assoluta fedeltà ed obbedienza agli interessi delle oligarchie e alle politiche antipopolari dell’unione Europa.
La riforma costituzionale abolisce una camera, rendendone i componenti non elettivi, e trasferisce i beni pubblici ed i servizi, sanità, distribuzione idrica etc. allo stato. L’obiettivo dichiarato è così poter procedere alla privatizzazione.
La riforma della scuola ha creato il preside manager che può nominare e licenziare gli insegnanti a piacimento, e forse ha provocato l’unico segnale di riscossa nella società, perché insegnanti e studenti stanno fortemente protestando insieme.

LA LEGA NORD
essa è il nemico ideale del PD, nel senso che è il nemico che non impensierisce il PD per la prospettiva del governo, ma lo legittima permettendogli di farsi alfieri dell’antirazzismo.
Una squallida messa in scena di cui tutti si avvantaggiano.
Tuttavia devo comunque segnalarvi la sua pericolosità
La Lega Nord nominalmente è contraria all’euro, ma non è per l’uscita dall’unione europea.
Non vogliono l’euro ma sono contrari alla presenza di forte spesa pubblica nell’economia, e vogliono introdurre una flat tax al 15%
E a pagina 16 del loro programma economico insistono ancora nel dire che rimuovere l’euro sarà l’occasione per introdurre due moneta in Italia, una al nord ed una al sud, SENZA UNIONE DI TRASFERIMENTO FISCALE. Cioè non vogliono fare un paese federale ma due stati distinti con bilanci distinti.
A parte questo va detto che recentemente, sotto la segreteria di Matteo Salvini, la Lega da partito del Nord Italia ha cercato di diventare nazionale trasferendo la propria retorica dall’accusa contro i meridionali che impoveriscono parassitando i laboriosi settentrionali, all’odio verso i rom e gli immigrati, alimentando campagne di odio veramente disgustose e cercando di radicarsi nei territori riciclando vecchi fascisti che erano ormai ai margini della politica.
In questa operazione hanno stretto alleanza con un movimento che si chiama Casa Pound, più piccolo della vostra Alba d’Oro, ma assimilabile, e dichiaratamente fascista.
Capite quindi che oltre a fare proposte in ogni caso favorevoli ad interessi finanziari e padronali, nonostante la loro retorica antieuro quasi sicuramente fasulla, essi sono molto pericolosi e purtroppo l’aumento delle sperequazioni sociali e la paura del futuro oltre allo sbando della sinistra, le offrono la prospettiva di prendere molti voti.
Oggi potrebbero valere tra il 10 ed il 15% alle elezioni nazionali.

IL MOVIMENTO 5 STELLE.
Esso è una realtà strana nata recentemente e costruita negli ultimi anni sulla popolarità di un attore satirico molto noto in Italia: Beppe Grillo. E dalla collaborazioni di quest’ultimo con un eccentrico finanziere: Gianroberto Casaleggio.
La realtà del movimento è contradditoria: essi vogliono sanità, scuola, istruzione, trasporti, acqua pubblici gratuiti ed a copertura universale. Sono per le energie alternativi, sinceramente ambientalisti, combattono contro la realizzazioni di inutili grandi opere che deturpano la natura e offrono occasione di affari e speculazioni.
Ed hanno anche preso posizione negli ultimi mesi contro l’euro.
La loro base è nella maggior parte dei casi sincera e benintenzionata, potremmo dire progressista.
Ma le intenzioni dei vertici del partito, in particolare quelle di Casaleggio, non sono affatto trasparenti, ed i meccanismi decisionali interni sono dispotici.
Oltre a questo hanno un atteggiamento paranoico e non collaborativo nei confronti di nessuno, per questo pur avendo preso il 25% alle elezioni non stanno concorrendo a costruire una opposizione nella società.
Noi vorremmo relazionarci con loro, provare a costruire qualcosa, ma credetemi è estremamente difficile.
Su quel che resta della sinistra, che alle elezioni europee si sono candidati come “Lista Tsipras”….è inutile che dica qualcosa. Non contano più nulla, si stanno scomponendo e ricomponendo intorno ad alcuni fuoriusciti dal PD ed intorno al segretario della Fiom Landini ed al suo progetto di coalizione sociale.
Purtroppo non c’è il progetto. Le loro analisi non affrontano le contraddizioni reali e soprattutto sono ancor più europeisti del PD.
Vorrebbero essere di sinistra e popolari, ma capite che senza dire una parola sulla antidemocraticità dell’unione europea ed il segno popolare di classe, antipopolare dell’euro, sono solo belle parole ed infatti la società non li segue.
Sui territori ci sono lotte circoscritte ad argomenti locali, anche eroiche come i NoTav in val di Susa ad esempio, ma i sindacati confederali o collaborano con la troika e con Renzi come la Cisl o non fanno niente di serio per opporsi come la CGIL, e nella società è molto diffuso un profondo senso di scoramento.
Sembra quasi che le persone non credano più che si possa cambiare qualcosa con la politica.
Mentre i pochi più di metà degli aventi diritto che votano vedono ancora una maggioranza del PD, anche se sensibilmente in calo dalle europee come hanno dimostrato le recenti elezioni amministrative.
La retorica del regime e della stampa asservita ha diffuso l’idea che si debba fare le riforme, senza mai specificare cosa si voglia riformare e come, e che l’Italia stia oggi in condizioni gravi perché ha avuto 20 anni di governi immobili.
La realtà è il contrario, abbiamo avuto governi iperattivi, che però hanno operato in senso antipopolare secondo i programmi di austerità dell’Unione Europea.
Purtroppo i media di certo non aiutano a contrastare questa falsa narrazione, e la retorica anticasta del m5s non scioglie i nodi delle iniquità distributive e delle contraddizioni del capitalismo e della globalizzazione finanziaria, cosicchè a loro volta concorrono ad avvalorare la tesi che i problemi siano immobilità politica e corruzione.
Certo in Italia la corruzione è grave, ma obiettivamente è l’ultimo dei problemi.
Questo per dipingere un quadro dello spettro politico.

L’UNIONE EUROPEA

Cercherò in seguito di tratteggiare le nostre valutazioni generali, che riguardano tutti i popoli del sud Europa in egual misura, su cosa sia l’Unione Europea e quale ruolo speriamo di riuscire ad avere per realizzare la nostra strategia per combattere le contraddizioni della globalizzazione.
Crediamo che la possibilità della frantumazione dell'eurozona è un fatto quasi incidentale rispetto al vero problema che occorre porsi a livello politico a proposito della UE, e che dobbiamo riuscire a comunicare alle persone, senza tecnicismi troppo complessi e con un linguaggio chiaro e semplice, privo di formule identitarie.
Dobbiamo domandare a noi stessi ed alle persone: da quando la fratellanza tra i popoli, le ragioni della solidarietà all'interno della società nel nostro paese, e verso tutti gli altri popoli, dovrebbe passare attraverso forme di omologazione, che oltretutto ci vengono imposte dall’alto, che non sono frutto di un dibattito interno al popolo?
Da quando il "conformismo" dovrebbe essere per noi un valore in positivo, ed in generale per tutte le persone che vengono impoverite per arricchirne poche straricche e senza più limiti al proprio potere, le quali ormai ci permettono ancora di votare solo perchè col voto non decidiamo più un bel niente?
Cos'è la UE se non un gigantesco caso di "conformismo istituzionale"?
Il rispetto della differenza, quindi anche le specificità culturali dei popoli naturalmente tutte poste sullo stesso piano di dignità, la prospettiva della pacifica e cooperativa, solidale convivenza, sostituite dal conformismo.
Una moneta "one size fits all", ed un modello che si pretende democratico, quello della UE, a propria volta "one size fits all", senza tener conto di caratteristiche singolari delle culture e delle strutture sociali dei popoli, spesso molto delicate e che richiedono soluzioni specifiche.
Si tratta di una forma di conformismo che dobbiamo rifiutare.
Quest'idea secondo la quale esista una solo modello di democrazia che deve andar bene per tutti mi ricorda molto la presunzione statunitense di essere "la più grande democrazia del mondo".  In realtà sappiamo che il più insigne giurista tra quelli che scrissero la Costituzione degli Stati Uniti
d'America, quel James Madison che in seguito divenne quarto Presidente, diceva apertamente che la costituzione degli USA non era una costituzione democratica ma fondata sul principio della "poliarchia". Secondo Madison una poliarchia è un sistema politico nel quale il potere si trova nelle mani di quelli che egli stesso definiva "i benestanti", e giustificava la necessità di questa scelta dicendo che i benestanti, proprio perchè sollevati dalle sofferenze materiali, hanno orizzonti più vasti ed ampi, hanno tempo e modo per riflettere, sarebbero più "illuminati" rispetto ad un popolo dagli orizzonti necessariamente più ristretti.
Gli illuminati benestanti vedono "il bene del paese".
E quindi invece che la democrazia sarebbe giusto edificare ciò che, in pratica, è una oligarchia a solo parziale legittimazione popolare.
Le nostre esperienze storiche e politiche ci dimostrano che questa concezione, che pensa in questo modo di risolvere le tensioni create dal conflitto tra capitale e lavoro, tende in Europa a sfociare in concezioni della società corporative ed organiciste. In una parola non solo capitaliste, ma fasciste.
Inoltre la presunzione che questo modello sia la democrazia, ed in particolare la più grande democrazia del mondo, comporta anche l'aspirazione a sentirsi portatori di una verità assoluta meritevole di essere esportata.
Sappiamo come si realizzi questa esportazione: coi cacciabombardieri, e i civili morti a centinaia di migliaia sotto le bombe che avrebbero dovuto portare "libertà e democrazia".
L'edificazione della UE è proceduta attraverso le stesse direttrici già esposte da Madison: non una democrazia ma una poliarchia diretta da benestanti illuminati, i quali hanno una coscienza come classe al di la ed al di sopra della dimensione nazionale delle classi all’interno di specifici stati.
La tragedia di questo percorso è stata l’instaurazione di un potere oligarchico transnazionale, quello del capitale finanziario, il quale ha liquidato la dimensione delle democrazie costituzionali nazionali, entro le quali le classi lavoratrici trovavano concreti spazi per realizzare le proprie rivendicazioni.
Oggi la sola aspirazione dell’Unione Europea è imporre l’idea che esista una sola politica economica possibile per far funzionare bene le cose. Nella loro logica l’orizzonte del conflitto di classe è scomparso. Non perché sia scomparso veramente, ma perché quello che assumono è il punto di vista di classe che è contrario alla maggioranza del popolo, quello dei grandi sfruttatori. Intanto però conformano l’orizzonte politico europeo all'idea della fine della storia di Fukuyama: "se la storia è finità ed è il capitalismo l'unico orizzonte che ha determinato questa fine, l’austerità di bilancio l’unico modo per gestirlo, una sola forma di governo e di democrazia uguale per tutti ha senso".
Questa è la logica dei dominanti, oggi, qui ed ora.
Non sottovalutiamo il valore simbolico del fatto che in Grecia esista una festa nazionale del 28 Ottobre, così come ad esempio in Italia e in Portogallo festeggiamo il 25 Aprile, o in Francia il 14 luglio.
In ogni paese esistono delle feste nelle quali si celebra il ricordo di quei giorni nei quali il popolo, fatto innanzitutto da sfruttati ed esclusi, ha alzato la testa e ha conquistato un diritto, o ha avuto il coraggio di dire NO di fronte a forze soverchianti che volevano imporgli un sopruso.
Eppure non esiste in tutti i paesi dell'Unione Europea un solo giorno di festa nel quale si celebri la firma del trattato di Maastricht o di Lisbona, che pure sono fatti estremamente importanti.
Perchè?
Perchè tali fatti non riguardano il popolo, nessuno dei popoli dei paesi europei.
Sono sempre e solo state scelte che ci sono piovute in testa dall'alto; prospettive nelle quali si sono riconosciute solo le ristrette elites che queste scelte hanno deciso, pilotato, e governato a nostro danno.
L’Unione Europea non ha instaurato una democrazia spostata su un piano più elevato, sovranazionale, ma una oligarchia a parziale ed indiretta legittimazione elettorale, che delle nostre democrazie costituzionali ci ha lasciato solo involucri vuoti.
Per uno studente di Genova, o un impiegato di Lione, o per un operaio portuale del Pireo, spostare il luogo delle proprie rivendicazione per un presente degno, un futuro migliore, da Roma, Parigi o Atene a Bruxelles ed a Francoforte, significa spostare il luogo delle proprie rivendicazione in un luogo ed in una dimensione così lontana da essere fatalmente persa di vista.
E' normale che la vista di un popolo non arrivi così lontano, è purtroppo altrettanto normale che invece proprio in quei luoghi lontani sia più acuta la vista dei comitati d'affari internazionali, a capo dell'industria multinazionale e della finanza.
L'Unione Europea è una loro costruzione, non è nostra, non ci appartiene, ed oggi abbiamo bisogno di ribellarci ed abbatterla.
Questo è un fatto che è prioritario capire, e quindi agire di conseguenza: L'Unione Europea è una santa alleanza, concepita e costruita da quella piccola parte di società che prospera sfruttando la maggioranza, che ha sul piano politico il compito precipuo di rendere impossibile qualsiasi tentativo  da parte di qualsiasi governo che volesse perseguire interessi popolari invece che interessi oligarchici, e proprio la tragedia dei negoziati del vostro governo con la trojka e l'eurogruppo ne è tautologica dimostrazione.
In secondo luogo spostare la sede delle decisioni importanti in un posto lontano dal popolo e dalla sua possibilità di intervento, deresponsabilizza le classi politiche nazionali, le quali così altro non hanno da fare che negoziare favori e prebende coi poteri economici che le finanziano; dentro la cornice europea le classi politiche, non rispondono più univocamente ad un popolo e non si sentono caricata sulle spalle la responsabilità di un paese che, se mal governato, chiederà loro conto. Per ogni dramma sociale la scusa è sempre la stessa: un aumento dello spread, “ce lo chiede l’Europa”.
Dovremmo accettare così di perdere qualsiasi diritto perché costantemente di fronte alla minaccia di una catastrofe, il default, il fallimento, l’impossibilità di far funzionare ospedali, pagare stipendi, pensioni.
L’Unione Europea si regge quindi sulla PAURA, sulla costante minaccia di qualcosa di più grave.
Sulla paura si costruiscono i regimi, non le democrazie. L’Unione Europea è una dittatura, per questo va combattuta senza mezzi termini.
Questa "deresponsabilizzazione" alimenta in politica anche la proliferazione di inetti, incompetenti e disonesti, incentiva e non combatte la corruzione.
Inoltre deresponsabilizzare i parlamenti nazionali, cui i corpi sociali intermedi, i partiti nei quali i popoli si riconoscono ed i loro sindacati, ha alimentato non una unificazione delle cause degli esclusi e degli sfruttati, ma una drammatica parcellizzazione delle loro lotte, semplicemente perché NON ESISTE PIU’ un chiaro e condizionabile luogo di rivendicazione.
"Divide ed impera".
A Bruxelles e Francorte lo sanno benissimo.
Questo è il punto, che può sembrare una bella contraddizione dialettica ma così non è: questa "unione" è servita a dividerci.
Ed oggi, per unirci, abbiamo quindi bisogno di rompere e dividere questo strumento di disunione, e capire che la solidarietà tra i nostri popoli possiamo e dobbiamo costruirla prendendo le redini dei nostri governi, stato per stato, ed a quel punto nel rispetto delle reciproche sovranità politiche ed economiche, stabilire e negoziare accordi per i quali i lavoratori dei rispettivi paesi siano il meno possibile in competizione reciproca.
Per far questo sarà indispensabile contendere al capitale buona parte dei profitti....a quelle stesse classi che non per caso l'Unione Europea l'hanno costruita.
Oggi il grande capitale ha bisogno di non essere intralciato dalle legislazioni statali, per questo creano l'unione europea o negoziano in segreto i termini del TTIP.
Noi dobbiamo quindi impugnare come un'arma, contro questi interessi, proprio ciò che questi interessi intendono distruggere.
In questa fase storica lo Stato e la sua piena sovranità è l'argine per difendere la democrazia, e quanto meno lo stato è sovrano tanto meno esso è efficace.
Di fronte alla paura del domani provocato dallo shock da globalizzazione, che è una leva politicamente potentissima, non dobbiamo quindi PER NESSUN MOTIVO abbandonare questo argomento alle strumentalizzazioni delle destre scioviniste, il Front National francese, la Lega Nord in Italia, tanto per fare un esempio.
Essi vogliono, come sempre, essere la difesa di ultima istanza dei grandi interessi antipopolari che l'UE l'hanno voluta. Il principio dei dominanti è: se falliamo con l'UE perderemo qualche profitto, ma manterremo le redini del potere in mano, se non altro stato per stato.
Essi infatti, i loro programmi sociali ed economici lo dimostrano chiaramente, non vogliono rigettare la politica del mercantilismo, ma rivendicano semplicemente il fatto di poter tornare a praticare liberamente tale politica autonomamente, invece che doverla subire dalla Germania come l'UE impone.
Ma se il mercantilismo Germanico ha gettato l'intero continente in una spirale recessiva non bisogna perdere di vista che il mercantilismo, anche praticato autonomamente e paese per paese, fonda sempre e comunque sulla compressione dei diritti e dei salari al proprio interno per conquistare una posizione competitiva verso l’estero.
Queste forze sembra che contestino il mercantilismo imposto dalla Germania dentro l’UE, in realtà aspirano soltanto a praticare un diverso mercantilismo più accattone e straccione, su basi territorialmente più ristrette.
Nostro scopo è invece un diverso modello sociale, solidaristico, inclusivo, che redistribuisca potere politico e ricchezza dai ricchi ai più poveri e ciò è inconciliabile con qualsiasi forma di mercantilismo.
L'atteggiamento delle sinistre che si ostinano a non contestare la UE come costruzione dei dominanti sopra i dominati, e che quindi non propongano anche il ripudio della moneta unica, elude ed ignora una contraddizione reale a proposito del funzionamento delle dinamiche del capitalismo, che molta parte del popolo ha compreso.
Per questo se non ci proponiamo come forza popolari di distruggere questo mostro, cavalcando questa contraddizione, declinando una proposta solidaristica all’interno e cooperative e non competitiva all’esterno, saranno infine le forze scioviniste a raccogliere il consenso per farlo.
Ma il giorno dopo gli sfruttatori resteranno sfruttatori, e gli sfruttati resteranno sfruttati, con in più l'aggiunta del danno di involuzione autoritarie nella gestione dello stato di diritto e l'accettazione di orrori come la xenofobia, il razzismo, o l'omofobia che queste forze reazionarie postano sempre con sé.
Noi tutti, oggi, siamo qua per elaborare una strategia comune per una società giusta, ed equa, per costruire rapporti di fratellanza tra i nostri paese, e quindi per distruggere questa UE e capire come arrivare a farlo noi primo che arrivino a farlo queste destre che sono solo il piano di riserva dei dominanti.
Grazie.



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