lunedì 15 febbraio 2016

Avete rotto le palle, voi, i rapporti di forza e Enrico Berlinguer!



Tutti i santi giorni mi passano sotto gli occhi frignucolamenti di gente che si costerna per il livello risibile della sinistra e perchè non c'è più Berlinguer.
Ah, Enrico di qui, ah Enrico di la.
Ci fosse stato Enrico, non saremmo sprofondati in questa merda.
Il problema, oh stolidi affossatori di sinistre, non è il leader e non è nemmeno l'unità.
Il problema è IL PROGETTO PER IL QUALE MUOVERE IL CULO.
Se il progetto è figo e la gente pensa che valga la pena muovere il culo per quel progetto, l'unità vien da sé ( e chi non si unisce scompare ) e il leader lo si trova.

Processo a Berlinguer

Mi sembra che la caratteristica di maggior rilievo della linea economica del Partito comunista italiano, durante l’ultimo decennio, sia stata quella di un adattamento alle circostanze, in una sostanziale continuità di ispirazione.
Se si prescinde, cioè, dalle polemiche contingenti, lo spirito che condusse Togliatti ad affermare, nell’immediato dopoguerra, che occorreva soprattutto occuparsi della ricostruzione persiste nelle numerose occasioni di appoggio a misure governative rivolte a fronteggiare le difficoltà complesse e continue di questo tormentato decennio.
Nei fatti, malgrado ogni diversa apparenza, può dirsi che le forze progressiste del Partito comunista abbiano accettato un’effettiva, sia pure non dichiarata, politica dei redditi.
S’intende che ciò rispondeva al fine politico di una sempre attesa, e sempre rinviata, legittimazione del Partito comunista come forza di governo.
Ma ciò non toglie che alla critica sia stata associata una collaborazione che non può essere sottovalutata, in quanto ha contribuito, a mio avviso, al superamento delle vicissitudini congiunturali, pur lasciando irrisolti i nodi strutturali della nostra economia.
Gli effetti sull’economia italiana sono stati, pertanto, quelli di un apporto di rilevante importanza a una gestione dell’economia di corto respiro, che va avanti giorno per giorno, ma senza che siano in vista traguardi plausibili.
Frattanto, la critica del cosiddetto assistenzialismo, in quanto si presta a deformazioni clientelari; il ripudio di ogni richiamo alla valorizzazione dell’economia interna, in quanto ritenuta contrastante con la “scelta irrinunciabile” dell’economia aperta; il frequente indulgere al ricatto allarmistico dell’inflazione, con apparente sottovalutazione delle frustrazioni e delle tragedie ben più gravi della disoccupazione, costituiscono orientamenti che, seguiti da una forza progressista come quella del Partito comunista, anche se in modo occasionale e non univoco, possono contribuire ad allontanare, anziché facilitare, le incisive modifiche di fondo che sono indispensabili al nostro paese.
In ultima analisi, ho l’impressione che l’acquisizione del consenso stia diventando troppo costosa, in termini di sbiadimento dell’aspirazione all’egualitarismo, della lotta all’emarginazione, dell’erosione di posizioni di privilegio: aspirazioni che si identificano in quel tanto di socialismo che appare realizzabile nel contesto del capitalismo conflittuale con il quale è tuttora necessario convivere.
Mi dispiace essere crudele, ma qua in grassetto c'è la trascrizione di quel che scrisse su L'Espresso l'11 Aprile 1982 Federico Caffè sulla politica del vostro caro Enrico.
In altre parole la sinistra oggi è quello che è proprio perchè prima abbiamo avuto il vostro caro Enrico, e voi non avete ancora fatto AUTOCRATICA sul fatto che già la sua linea politica di allora era SBAGLIATA e SUICIDA.

Finchè non sarete capaci ( nonostante i 34 anni di ritardo! ) di comprendere il senso di questa lettera aperta, vuol dire che VI MERITATE RENZI, che VI MERITATE PROPRIO QUESTA UNIONE EUROPEA, che siete la zavorra della storia.
Avete la sinistra che vi meritate!

Il problema è MIO, che ci vado di mezzo per colpa vostra.

Ah, vi meritate pure Benigni, che in fondo era coerente fin da allora, con evidente maggior coscienza di quanta non ne abbiate mai avuta voi.


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