giovedì 24 marzo 2016

Se un politico non è anche un diplomatico, non è un politico.

Oggi parliamo di diplomazia. Quello nella foto è un diplomatico dal cuore rosso.
E' dolce e buono, non si può non apprezzarlo. Ma purtroppo, alle volte, può risultare pesante e indigesto.





Dunque, questo è il mio blog, e siccome è mio, CI SCRIVO SOPRA QUEL CHE CAZZO MI PARE, ANCHE SENZA CONSULTARMI CON NESSUNO.

La Treccani online riporta queste definizioni, nel lemma "diplomazia":

diplomazìa s. f. [dal fr. diplomatie, der. di diplôme «diploma»]. –

1. L’arte di trattare, per conto dello stato, affari di politica internazionale. Più concretam., l’insieme dei procedimenti attraverso i quali uno stato mantiene le normali relazioni con altri soggetti di diritto internazionale (stati esteri e altri enti aventi personalità internazionale), al fine di attenuare e risolvere eventuali contrasti di interessi e di favorire la reciproca collaborazione per il soddisfacimento di comuni bisogni; si distingue talvolta fra d. segreta, quella tradizionale, e d. aperta (ingl. open diplomacy) che, propugnata soprattutto dagli Stati Uniti d’America a partire dagli anni della prima guerra mondiale, è caratterizzata dalla tendenza a informare, entro certi limiti, la pubblica opinione di trattative e orientamenti di politica estera.

2.

a. Il complesso degli organi (agenti diplomatici permanenti e speciali, capo dello stato, ministro degli Affari Esteri) per mezzo dei quali uno stato mantiene i rapporti internazionali con gli altri stati.

b. Carriera degli agenti diplomatici: entrare in diplomazia.

3. fig. Tatto, finezza, abilità nella trattazione di affari delicati e che richiedono prudenza, o anche nelle relazioni tra persona e persona: usare d.; agire, parlare, procedere con diplomazia.


Nel senso comune, la parola diplomazia, ha spesso assunto una connotazione negativa.
Sei un gran diplomatico, quando non si hanno incarichi istituzionali per la propria patria presso un consolato o un'ambasciata, lo si può spesso anche intendere nel senso di sei un gran paraculo, sei uno che se li sa fare i cazzi propri [ sottointeso: anche a costo di piazzarlo in culo al prossimo tuo, a tradimento, appena ti voltano le spalle ].

Questa concezione dispregiativa del termine "diplomatico" nel senso comune e popolare, come spesso accade per i luoghi comuni, il suo fondo di ragionevolezza ce l'ha pure.

Nel senso che tante volte il confine tra diplomazia e accondiscendenza, o peggio ipocrisia, può essere sottile, quasi labile.Ma il fatto che un confine sia, a volte, sottile o addirittura labile non vuol dire che comunque un confine non ci sia, e la pratica della politica è difficile anche perché consiste nella continua, ponderata e matura, gestione proprio di questo confine.
Proprio su questo argomento diventa importante l'aspetto figurato, e umano, di cui al punto 3 che riporto per completezza, e perché evidentemente RIBADIRE NON BASTA MAI!

3. fig. Tatto, finezza, abilità nella trattazione di affari delicati e che richiedono prudenza, o anche nelle relazioni tra persona e persona: usare d.; agire, parlare, procedere con diplomazia.



Un buon politico non è mai un ipocrita, perché è la Verità che ci renderà liberi, e questo è un concetto al tempo stesso cristiano, socialista e socialista&rivoluzionario, tutto insieme al tempo stesso.

Ricordo in tal senso le seguenti definizioni che dovrebbero sempre essere stampigliati nelle nostre coscienze con lettere di fuoco, come eterni moniti:
- Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
                                              Pier Paolo Pasolini
-
Dire la verità, arrivare insieme alla verità, è compiere azione comunista e rivoluzionaria.
                                              Antonio Gramsci


Tuttavia, data la centralità che la capacità diplomatica ha nell'azione politica - che è insieme anche umana - vale contemporaneamente il principio, al di la dell'accezione negativa data a questo termine dalla vulgata popolare, che un politico che non sia anche un abile diplomatico, potrà anche essere un
- eccellente teorico,
- uno straordinario storico del movimento operaio,
- un formidabile analista,
- uno che riesce a avere ragione nel 90% dei casi ( che è tantissimo, un buon politico è già uno che riesce a prenderci nel 70% dei casi )
ma in ultima istanza......non è un politico.
Un politico non dice bugie; dice quello che sa con certezza o comunque quello che pensa essere giusto, ma sa centellinare quel che dice, secondo l'interlocutore, secondo momento e secondo contesto.
Il che significa che, pur senza dover edulcorare o falsificare il proprio pensiero, un politico  sa  che esiste modo e modo per dire la stessa cosa, e se necessario capisce che ci sono anche momenti in cui è più opportuno sapersene anche stare qualche volta ZITTI.

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