lunedì 19 dicembre 2016

I criceti del casino piddino.

In figura la ricomposizione politica prossima ventura
Ho scritto questa riflessione a spizzichi e bocconi, tra la sera del 5 dicembre e oggi.
Aggiungerò quindi, qua e la, qualche riferimento temporale.


Ieri sera [ 5/12 ] a cena stavo gustandomi un buon minestrone quando la mia consorte, tra l'apprensione e il divertimento mi ha chiesto: ma adesso cosa succede?
Ho risposto nell'unico modo che mi sembra serio in questo momento:
< di grave non succede niente, perché la terza economia dell'UE e la seconda manifattura del continente non la puoi trattare con lo stesso piglio criminale da scippatori da strada che hanno utilizzato con la Grecia. Se ci fanno andare a fondo nel tempo di uno schiocco di dita, per dirne una, va giù anche Deutsche Bank e a quel punto non ride più nessuno.
Piuttosto ci sarà parecchio da ridere per quello che riguarda le riconfugurazioni politiche prossime venture, dove vedremo di tutto.
Questo perché gli avvelenatori di pozzi al governo e ora dimissionari, nel proprio delirio di onnipotenza condito di insipienza e incompetenza spicciole - prerogative standard proprio di chi si crede stocazzo - hanno creato un casino gigantesco.
Però noi non temiamo la confusione perché il fronte politico nazionalpopolare che rappresenti la causa del lavoro potrà ricomporsi solo attraverso l'esplosione delle contraddizioni politiche più profonde di questa fase.
Nella confusione che ne scaturirà, che è il nostro ambiente naturale, starà a noi saperci muovere e fare in modo che si impongano le parole d'ordine più chiare perché dove c'è confusione un uomo che sa ciò che vuole ci ha tutto da guadagnare. >

Cerchiamo di comprendere meglio l'intricato garbuglio che abbiamo davanti.

Allo stato attuale delle cose sarebbe di esiziale importanza riportare la legalità nelle istituzioni perché nella grave crisi che stiamo attraversando, una crisi politica e di rappresentatività prima ancora che una tragica crisi economica ormai certamente più grave di quella del '29, minare ancor di più e più a fondo la residua credibilità delle istituzioni potrebbe veramente spalancare le porte del completo disfacimento sociale senza che si intraveda una alternativa chiara.

Per riportare la legalità nelle istituzioni un primo indispensabile passo è eleggere un parlamento pienamente legittimo dato che siamo al terzo parlamento consecutivo eletto con una legge elettorale segnata da gravissimi vizi di incostituzionalità e che abbiamo una classe politicante deplorevole che con 343 cambi di casacca dall'inizio della legislatura ( poco più di un parlamentare su 3 ) ci offre plastica rappresentazione di quale sia il suo solo e vero tratto distintivo: il più squallido trasformismo pur di rimanere aggrappati alla cadrega.

Faccio notare che quelli che volevano rifilarci la polpetta avvelenata di una nuova costituzione in accoppiata con una legge elettorale ancor più disproporzionale della precedente nel nome del cambiamento governano da anni.
Governano in virtù di un premio di maggioranza incostituzionale e di un mercato delle vacche parlamentare che non si vedeva in questa forma e in questa misura dai tempi di Giolitti e Depretis.
Insomma, l'autentico paradigma del cambiamento dovrebbe essere rappresentato proprio da quelle persone che, come la merda, trovano il modo di rimanere sempre a galla?
Evidentemente no.
La contraddittorietà della loro narrazione è palese ma per fortuna il popolo italiano ha dato forte e chiaro il segnale di non essere disposto a crederci, non oltre.
Questi son quelli che volevano cambiare la Costituzione. Son sempre loro.
Cominciamo il ragionamento formulando un giudizio chiaro e definitivo sulla qualità tanto politica quanto umana di Matteo Renzi e sulla cordata di salmodianti apologeti e arrampicatori sociali che, al suo seguito, han cercato di spolparsi il paese cucendosi Costituzione e legge elettorale su misura.

Non prevedevano che mettendo le mani sulla Costituzione in quel modo, sia a livello sostanziale sia a livello comunicativo, impostando tutta la campagna su un tono assolutamente sprezzante in una fase  di acuta esasperazione delle sperequazioni e di profondo malessere di milioni di persone sospinte verso una condizione di marginalità sociale, avrebbe provocato una profondissima spaccatura e una contrapposizione estremamente aspra?
Credo che le possibili risposte siano soltanto due.
La prima è che davvero non lo prevedevano e questa sarebbe la dimostrazione della loro totale incapacità politica e di una autoreferenzialità avulsa dal mondo al punto da rasentare una patologia della personalità di carattere narcisistico.
Degli incapaci politici totali e senza possibilità di appello.
Ragion per cui è necessario rimuoverli dal governo, anche a costo di mettere al loro posto - letteralmente - il primo che passa per strada.
La seconda possibilità è ancor più grave: sapevano quanto stessero avvelenando il dibattito e i rapporti sociali e lo hanno fatto lo stesso.
La società è in frantumi e per un po' di potere in più a brevissimo termine, invece che cercare di sanare qualche ingiustizia, hanno consapevolmente sparso benzina sul fuoco.
In questo caso essi si qualificano non come come degli inetti politici ma come degli spregiudicati avventurieri, degli avvelenatori di pozzi e in questo caso è ancor più pressante e necessario rimuoverli dal governo rapidamente.
A maggior ragione quindi anche a costo di far insediare al loro posso il primo che passi per strada.

C'è un problema.
Nel loro delirio di onnipotenza i veri nuovi barbari, le orde Renziote discese a Roma dall'Etruria ( nel senso sia di regione, che di banca; la quale non dimentichiamolo era anche la banca del conto primavera ) al seguito del loro Sire, novello Alarico, hanno già imposto al Paese una nuova legge elettorale.
Per la sola camera, dando per scontato che tanto avrebbero nel frattempo anche adeguato la Costituzione alla legge elettorale concepita per dar loro il pieno e incondizionato potere nei giorni euforici del post elezioni europee.

Nel frattempo [ 18/12 ] abbiamo avuto una prosecuzione con  altri mezzi del governo Renzi I con l'insediamento del governo Renzi II, che potremmo anche serenamente considerare Monti IV e che solo per le più ingenue anime candide è effettivamente il governo Gentiloni I.
Il potere ha reagito con sfrontata arroganza promuovendo addirittura al settosegretariato alla presidenza del consiglio la persona che era stata la firma in calce e la faccia della revisione costituzionale appena sonoramente bocciata: Maria Elena Boschi.
Gli altri ministri sono rimasti quasi tutti al loro posto, compreso l'osceno Poletti, mentre sulla assoluta inadeguatezza al proprio ruolo della ex sindacalista gialla Fedeli non voglio nemmeno dilungarmi.
Nella assoluta e sfacciata continuità l'unico elemento di discontinuità è dato dall'arrivo di Marco Minniti al ministero degli interni, dove dalle mezze figure si passa veramente ad un personaggio di peso: politico esperto, già sottosegretario alla presidenza del consiglio, viceministro degli interno, sottosegretario alla difesa.
Vien da pensare che stiano subodorando che possa saltare la pace sociale e aver scelto un uomo esperto, freddo, già rodato sia agli interni che alla difesa, fa pensare che vogliano approntarsi a poter gestire l'eventualità con pugno di ferro senza nemmeno il guanto di velluto. Un segnale decisamente preoccupante.

Parallelamente la ricomposizione piddinica sta venendo allo scoperto:
- Pisapia si è messo a fare discorsi chiari e evidentemente Smeriglio e soci lombardi gli vanno dietro con la prospettiva di rimettere in piedi l'ennesimo partito civetta che sta di fianco al PD. Pietose le distinzioni di alcuni su PD renziano o PD non renziano.
- Dentro il PD i pasdaran radicali nella persona di Giachetti stanno liquidando i malpancisti interni indicandogli senza tanti giri di parole la porta di uscita.
- La direzione PD ha indicato la rotta prossima ventura: tutto ma NON il proporzionale.
Siccome col doppio turno - che per inciso imposero con la fiducia su una nuova legge elettorale - sanno che perderebbero contro il m5s restava solo la riesumazione del mattarellum, cioè un ultimo estremo tentativo da parte del PD di forzare il ricatto del voto utile collegio per collegio.
Già sono legione i piccoli quadretti e il burocratame partitico finto radicale, ivi compresi soggetti che sono addirittura stati segretari di un partito che nel nome si vorrebbe addirittura comunista, che stanno certificando di giustificare il centrosinistra prossimo ventura come un necessario argine al populismo.
C'è da scommetterci che alla prossime elezioni dipingeranno il M5S come una specie di novello NSDAP e che, naturalmente, tutti quelli che non si piegheranno a sinistra a questo ricatto e magari avranno addirittura l'ardire di farlo da posizione euroscettiche verranno indistintamente bollati col marchio d'infamia di rossobrunismo.
Per altro, va detto, le elezioni potrebbero essere molto ravvicinate perché sul governo pende anche la spada di damocle dei referendum sociali e con tutta evidenza hanno una paura fottuta di prendere l'ennesima batosta, quindi potrebbero addirittura preferire correre il rischio di rapide nuove elezioni.

Oggi [ 19/12 ] è arrivata la notizia dal congresso della Sinistra Europea della elezione di Gregor Gysi alla carica di segretario. Basterebbe dire che Paolo Ferrero è diventato vicesegretario per capire che la Sinistra Europea, salvo singoli episodi locali, non sta messa meglio della sinistra italiana e che ci si sta arroccando in difesa del nulla ammettendo la totale inadeguatezza a gestire i processi politici in corso.

Che dobbiamo fare in questa cornice sconfortante sia a livello nazionale sia a livello sconfortante.
Credo che dobbiamo essere radicali, tremendamente radicali, coerenti e conseguenti, ma nello stesso tempo dobbiamo essere tutto fuorché dogmatici e dottrinari, come non lo fu quel genio russo calvo e con il pizzetto, che fece la rivoluzione con parole semplici e chiare, non certo andando a spiegare ai contadini il materialismo dialettico e la caduta tendenziale del saggio di profitto.

Pane e pace e tutto il potere ai soviet, cioè alle assemblee popolari. Sicurezza del domani e potere al popolo.
Questo vince sempre, il resto sono cazzabubbole postoperaiste.
Penso che il risultato del congresso della Sinistra Europea ci dica quello che dobbiamo; questo vale per chi culturalmente e politicamente proviene da quell'area ma pensa che certe scelte siano oggi irrimediabilmente un cul de sac.

Intanto analizziamo quale sia stato il reale significato di quel congresso e così potremo cercare di trarne delle indicazioni generali anche su quello che dovremmo seriamente cercare di fare qua.

Al congresso della Sinistra Europea non ha partecipato Jean Luc Mélenchon che nel frattempo ha compinciato la propria campagna per le presidenziali francesi con parole d'ordine in netto contrasto con le indicazioni del congresso della SE perché di rottura unilaterale coi trattati UE nel suo programma se ne parla eccome, finalmente.
I delegati del PdG sono andati ugualmente ma è evidente il senso di una profonda distanza concettuale e programmatica.
All'inizio della legislatura europea in corso ricordo che Mélenchon si sospese dalla Sinistra Europea quando venne riconfermata capogruppo del Gue Gaby Zimmer, che lo era nella precedent
e legislatura, durante la quale nella votazione sul fiscal compact su 7 deputati europei di die Linke uno solo votò contro seguendo l'indicazione di gruppo, 5 si astennero ignominiosamente e una assente, la Zimmer appunto.
Ciò la dice lunga su quanto le linee di frattura nazionali, nel marasma UE, contino ben di più che quelle ideologiche.
Chi pensa di rendere economicamente sostenibile l'eurozona reflazionando il mercato interno tedesco è un povero illuso, per non dire di peggio, non solo perchè le contraddizioni democratiche di una BCE che non risponde alla politica rimmarrebbero in piedi ma perché in Germania addirittura i sindacati e l'area maggioritaria di die Linke sostengono una politica che scarica le contraddizioni sui vicini e non chiedono seriamente di reflazionare ( far guadagnare di più i lavoratori e i pensionati ) il mercato interno.

Con questo governo sovranazionale multilivello a legittimazione indiretta ( cioè a legittimazione completamente farlocca ) ci hanno messi gli uni contro gli altri e non c'è modo di sanare questo problema se non scappandone.

Che Alberto Garzon, come ho sentito da persone presenti contrarie alla linea uscita dal congresso, abbia fatto il discorso migliore non dubito; del resto si tratta di un altro allievo di Anguita-Monereo i quali sulle contraddizioni esplosive adesso sono gli unici che sono stati espliciti per una vita intera, senza tatticismi, pagandone spesso un alto prezzo.
Ma il punto politico veramente rilevante è che agli esclusi della globalizzazione tutto questo non interessa.

Non interessa loro riprendersi la Sinistra Europea e non posso certo biasimarli per questo.

Semplificando al massimo, cosa è successo e cosa sta succedendo - secondo me - per cui sono convinto che l'armamentario classico della sinistra risulti oggi parecchio spuntato se non del tutto inadeguato?
Negli ultimi 30 anni i partiti di massa della sinistra in tutta Europa e non solo, i partiti socialisti e socialdemocratici ( italia eccezione, il partito di massa era il PCI, ma poco cambia nella sostanza ) sono diventati ordoliberali e si sono rifugiati sotto la sottana di Fukuyama.

Chi aveva un'indole più conflittuale si è comunque visto sfilare da sotto il sedere mentre ci stava seduto sopra le mobilitazioni di massa e si è incancrenito a quel punto nel parlarsi addosso, spesso rifugiandosi in elucubrazioni astratte sui general intellect, le moltitudini desideranti che chi le avrà mai viste e alla via così con le supercazzole bitumate scappellanti antaniche dei postoperaisti.


Insomma: il PCI è passato nell'altro campo, chi era più conflittuale è stato infettato dai postoperaisti, e buonanotte al secchio.
La sinistra il lavoro ha smesso di rappresentarlo: nella componente che fu maggioritario oggi lo combatte, in quella minoritaria non lo difende.
Questo vale un po' per tutto l'occidente industrializzato, non solo l'Italia.
In tale cornice sorgono i movimenti populisti, alcun di destra e altri di sinistra, checché ne dicano i nostri media per cui "populista=male assoluto".

Tutti però hanno in comune UNA COSA: lamentano i guasti della globalizzazione capitalistica e l'esposizione senza reti di protezione dei ceti popolari ad un modello sociale che comporta inevitabilmente l'esistenza di salvati e sommersi.Da sinistra si denuncia quindi gli speculatori, il capitalismo globalizzato in generale, da destra al massimo qualche vaga denuncia delle banche e ricostruzione di un senso comunitario sulla base dell'ethnos invece che del demos.
Ma il guasto che viene denunciato è sempre lo stesso e la antitetiche soluzioni proposte hanno in ogni caso una premessa in comune: per difendere persone che richiedono protezione dallo stato, le soluzioni proposte in entrambi i casi hanno come presupposto il pieno ripristino delle prerogative dello stato nella propria pienezza. Un ripristino di sovranità nazionale in senso stretto quindi.
Da sinistra come strumento per mettere la mordacchia al capitalismo e reintrodurre un interventismo pubblico in forma forte, da destra per accompagnare un po' di retorica antibancocratica alla più efficace manipolazione della paura contro i nemici sociali spuri ed esterni su base etnica.


Ora perché la Sinistra Europea è inadeguata?
Perché non hanno i mezzi per capire?
Ma quando mai, Gregor Gisy lo sa benissimo cosa sia successo negli ultimi 25 anni.
Però si sono abituati a giocare in difesa e più o meno consapevolmente si dicono: contestare la globalizzazione qui ed ora significa intanto contestare l'UE, non sulla base di genericissime petizioni di principio, ma invocandone la rottura.
Se lo facessimo però "verremo confusi" con la destra.
Quando invece è sul terreno del "che società vogliamo costruire POI" che dovremmo saper rimarcare l'assoluta differenza!
In subordine non escludo che in qualche caso questo passo programmatico di rottura con la UE come premessa per il rilancio di una politica solidaristica e socialista non voglia essere fatto non solo per paura di essere confusi con le destre e criminalizzati dai media, ma perché il ceto politico della sx radicale in varie realtà locali, amministra coi partiti socialisti diventati social-liberisti e ordoliberali. Se le sinistre prendessero una posizione chiara su questi tematiche quali l'irriformabilità dell'Unione Europea o il protezionismo solidaristico di cui parla JLM, una serie di poltrone di sottogoverno locale cogestite insieme ai traditori social-liberisti salterebbero ( e qua mi riferisco in particolare proprio al Gregor Gysi capo dell'ala di die Linke che cogoverna i laender orientali insieme all'SPD e che non vuole parole di rottura con la UE ormai da anni, su questo, trovando opposizione da Lafontaine e Wagenknecht ).


Dato che credo tale situazione interna alle sinistre europee totalmente incancrenita, per essere nazionalpopolari ( cioè per smettere di fare quelli di sinistra, la gente prova ripugnanza per la sinistra e non possiamo darle torto dato ciò che la sinistra è stata da decenni in qua, ma nello stesso tempo per essere più gramsciano e comunista che mai ), non credo ci siano veramente altre strade che la costituzione di movimenti di carattere populista-democratico. [ nel link un esempio che approssima piuttosto bene ciò che intendo ]
Il populismo democratico deve avere programmi radicalmente di sinistra ma che si guardino bene dal parlare "sinistrese" e soprattutto deve fare a meno del vecchio ceto politico di sinistra.







lunedì 28 novembre 2016

Un NO per cambiare.

Apro con un sentito omaggio a Fidel, in un momento nel quale anche il nostro paese attraversa una fase critica.
Socialismo, Patria o Morte!

Cercherò di articolare un ampio discorso per spiegare le ragioni del mio "NO" al riferendum costituzionale del 4 Dicembre 2016 e per spiegare per quali motivi io ritenga questa scelta un passaggio preliminare per poter costruire una alternativa politica popolare e socialista nel Paese.
Cercherò infine di spiegare il senso profondamente reazionario e le modalità eversive della revisione costituzionale propalataci da Renzi e dal suo partito che sempre più merita la qualifica di canale di scolo della Storia.

Un passaggio preliminare estremamente importante è intendersi su quale sia il reale significato politico di una costituzione.Una costituzione non è banalmente un insieme di articoli e paragrafi che descrivono delle forme istituzionali e delle regole che governano la convivenza degli abitanti di uno specifico paese; una costituzione è uno strumento giuridico attraverso il quale si cristallizzano e trovano una propria materializzazione in forma istituzionale, i rapporti sociali che innervano una data società.
Le costituzioni evolvono perchè i rapporti sociali, i rapporti di produzione, i rapporti di forza tra classi, evolvono.
Non necessariamente in senso progressivo, purtroppo.
In ogni caso la formalizzazione istituzionale segue e codifica ciò che nella società ha avuto luogo, non il contrario.
Quindi un primo argomento della retorica governativa può considerarsi già smontato: un Paese quadrato non diventa rotondo perchè gli si impone una costituzione rotonda.
Non si cambia l'Italia cambiandone la Costituzione; le Costituzioni servono, al contrario, a fotografare l'esistente e a renderlo più o meno reversibile apliando o restringendo gli spazi di partecipazione, autorappresentazione e autodeterminazione delle classi sociali, specialmente quelle subalterne che hanno un ovvio ed immediato motivo per aspirare al cambiamento.
Possono perciò avvenire due tipi di riforme ( o rivoluzioni ) che si riverberano sulle forme istituzionali mutandole: quelle dal basso, alimentate dalla rivolta degli esclusi e dei subalterni che conquistano maggior potere e quelle dall'alto, le rivoluzioni passive, alimentate dai ceti e dalle classi dominanti e finalizzate a rendere più difficilmente reversibili i rapporti di subordinazione che si sono instaurati ai danni degli sfruttati.
Dato che in questa circostanza non era il popolo in piazza a invocare una nuova costituente ma è stato un governo in carica a cercare di imporre la propria nuova costituzione, è chiaro che il NO popolare serve a cambiare e il SI governativo serve a cambiar tutto affinchè nulla cambi.
Nella Storia troviamo sistematico riscontro di tale tipo di dinamica istituzionale che segue alle dinamiche sociali nel fatto che ogni fase rivoluzionaria si conclude, normalmente, con una fase costituente: un ordine sociale prende il posto di un altro ordine che è stato superato, si è esaurito o è stato abbattuto.
Così è sempre stato dalla Rivoluzione Americana del 1776 e dalla successiva fase costituente del 1787-1789 e in ambito europeo dalla Risoluzione Francese iniziata nel 1789 e coronata dalla fase costituente del 1793-1795.
L'Italia e i paesi europei nel proprio insieme non sono stati da meno.
Il secondo dopoguerra non ha avuto il senso di una rivoluzione come in Russia nel 1917 ma ha avuto portata forse ancor più vasta ed effetti paragonabili; la fine della più grande catastrofe nella storia dell'uomo ha abrogato nella maggior parte dei paesi europei l'ordine costituito precedente la guerra e ha portato ad una fase costituente, che ha visto nascere le democrazie parlamentari cui siamo abituati. Costruite su un impianto concettuale di natura kelseniana, cioè sul principio delle decisione il più possibile condivise e su un principio di ampia rappresentatività dei vari strati popolari e delle classi sociali nelle istituzioni, esse hanno anche un impianto fortemente garantista rispetto alla prospettiva di una nuova concentrazione di poteri, non prevedono la possibilità di sospendere le garanzie democratiche e costituzionali neanche in casi di eccezione istituendo la legge marziale, eccetera.
Spesso, inoltre, recepiscono elementi di eguaglianza sostanziale ed impegnano i vari paesi a perseguire proattivamente questi stessi obiettivi, a costo di porre con vigore costituzionale un limite alle libertà negative ( le libertà economiche ) proprio allo scopo di rendere concretamente esigibili una serie di libertà positive fondate su principio di eguaglianza che lo Stato è proattivamente impegnato a realizzare.
In questo senso la Costituzione della Repubblica Italiana è probabilmente la Costituzione più avanzata in assoluto e proprio questi principi sono quegli elementi di socialismo di cui le costituzioni nate nel dopoguerra sono intrise, stigmatizzati dal famoso report stilato dalla banca d'affati JP Morgan al fine di suggerire ai governi europei le riforme necessarie per normalizzare le proprie istituzioni e la vita sociale alle durezze del vivere proprie della globalizzazione capitalistica e segnatamente al fine di rendere sostenibile l'eurozona ( l'ammissione implicita è che, a costituzioni democratiche e socialisteggianti in vigore, essa sostenibile non è. E acquisito il dato, specialmente a sinistra, mettiamo la parola fine a questa questione ).
Dato che le democrazie europee ( vicenda della crisi Greca, difficoltà nell'elezione di un nuovo governo in Portogallo, elezioni andate a vuoto, ripetute e difficoltà a formare un governo in Spagna, Loi Travail in Francia approvata bypassando il parlamento con milioni di lavoratori in piazza, Brexit, etc. ) stanno collassando una ad una in contemporanea, evidentemente il problema sotteso è comune e la vicenda della riforma costituzionale in Italia si pone nel solco di una crisi politica che ha portata almeno continentale.
Stanno venendo al pettine i nodi politici della globalizzazione e della a-democraticità del modello delle multilevel governance sul quale è costruita la UE, che della globalizzazione capitalistica è epifenomeno regionale.
Il trilemma di Rodrik è la grande questione politica di questa fase storica che andrebbe risolta.
Rodrik suggerisce: Le democrazie hanno il diritto di proteggere i loro assetti sociali, e quando tale diritto entra in conflitto con le esigenze dell'economia globale, è quest'ultima che deve cedere il passo.Questa idea fonda sull'analisi delle scelte che può compiere un paese normalmente sovrano e, auspicabilmente, democratico.
Purtroppo però all'interno dell'Unione Europea esistono vincoli molto pesanti all'effettiva sovranità degli stati e il risultato è che le classi dominanti stanno imponendoci una soluzione particolamente restrittiva del trilemma: nella formulazione originale si possono avere solo due prerogative contemporeamente su 3 ( la scelta è tra democrazia, sovranità degli stati, integrazione dei mercati ), in Europa ci stanno invece imponendo di rinunciare sia alla democrazia sostanziale, lasciando in piedi solo un vuoto simulacro di quella formale, sia alla sovranità degli stati pur di salvare l'integrazione dei mercati.
La costituzione renziana si pone in questo solco e tanto basterebbe a respingerla, semplicemente avendo chiara in mente quale sia la posta in gioco.

Nel merito un corno; cioè perchè la democrazia e la costituzione sostanziali sono cose troppo importanti per lasciare difendere dai soli costituzionalisti e perchè non si deve lasciare al governo la scelta su quale debba essere il terreno di scontro dialettico e politico.Un referendum constituzionale, a maggior ragione se nato in circostanze eccezionali e gravi provocando profonde spaccature, non è mai un esame di diritto pubblico o costituzionale ma è un passaggio storico-politico che deve essere valutato nel proprio insieme e sul quale le persone voteranno esprimendo un giudizio sintetico-generale che contiene un giusto e sacrosanto giudizio di merito anche sul governo che ha di fronte.
Il testo non è quindi né valutabile né disgiungibile dal contesto - storico e sociale - nel quale si cala e dal modo col quale si presenta alla cittadinanza.
Siccome inoltre stiamo parlando di una contesa politica cruciale, accettare l'invito dell'avversario a stare nel merito significa accettare di lasciarsi trasportare su quel terreno sul quale sanno di avere già vinto, non perchè gli argomenti tecnici siano più solidi ma parchè focalizzandosi su ristrette questioni tecniche si perde di vista il significato politico generale, che è proprio ciò che vogliono nascondere dietro la cortina fumogena dei tecnicismi e che è il terreno sul quale possono perdere.
Per noi, quindi, il merito deve essere il significato politico generale.E' il governo che ha bisogno di un nulla osta alla propria riforma: si assumano loro la briga di andare a spiegare agli esodati e ai precari voucherizzati da questo stesso governo, che stanno facendo una vita grama per colpa del bicameralismo perfetto!
Vedremo quanto riusciranno a risultare credibili; in ogni caso non ha senso che gli semplifichiamo noi la vita inseguendoli su terreni di contesa fuorvianti.
Inoltre, come ha giustamente segnalato Stefano G. Azzarà:
<Nel merito un corno
Chi ti chiede di "entrare nel merito" di una proposta costituzionale fatta in maniera unilaterale e ispirata a una concezione maggioritaria del potere ti trascina sul suo terreno e pian piano ti porta a considerare normale e degno di dibattito persino il ripristino delle forme istituzionali liberali predemocratiche.
"Sai caro, vorrei reintrodurre alcuni elementi di schiavitù, ma entriamo nel merito come persone educate e senza demonizzare, altrimenti vuol dire che siete prevenuti e volete personalizzare la questione".
Non è così che funziona in politica, dove ci si posiziona anzitutto attorno a un conflitto cruciale mentre tutto il resto è secondario.
E nello specifico ciò che unicamente è qui in discussione è il grado di faccia di culo di questi banditi e l urgente opportunità di sostituirli con chiunque, anche con il primo che passa per strada. Soprattutto se costui è anche un pelino meno arrogante e promette di farci divertire di più.
In sostanza respingete questa trappola a meno che non sia utile a convincere qualche povero di spirito innamorato dei formalismi. E non state a perdere tempo in chiacchiere, perche l argomento da usare è uno e uno solo: Renzi merda, votate No.
E alla fine non sentitevi in colpa, perché anche quegli altri, nonostante facciano i professorini, agiranno esattamente secondo questa logica.
Che poi è l'unica logica che rimane alla politica ogni volta che i passaggi della storia ci mettono di fronte al riaffiorare periodico dello stato di natura.>

Una riforma di destra, praticamente reazionaria.
Senza addentrarci in diatribe epistemologiche troppo approfondite e in sottili distinzioni tra i vari modi per essere di sinistra, possiamo sinteticamente esprimere cosa significhi essere di sinistra nel senso nobile del termine, ovvero quel senso che è stato ignomignosiamente ucciso se facciamo riferimento alla topologia parlamentare.
Sinistra è:
1) Unire e organizzare i soggetti deboli, sfruttati, esclusi e muniti di minor poter contrattuale rispetto a chi dispone di maggiori capitali, facendo valere in forma organizzata l'unico potere che essi possono far valere e cioè quello di essere più numerosi.
2) Ampliare le basi di rappresentanza e rappresentantività, rendendole più orizzontali e ampliando le base di condivisione delle scelte, dato che tanto più grandi e ampie esse saranno tanto più sarà possibile per i subalterni accedere alla rappresentanza stessa dei propri interessi e farsi valere. Il processo inverso, il restringimento della base di rappresentanza e la verticalizzazione dei processi decisionali, favorisce i pochi in partenza più potenti.
3) Rendere più diretto il vincolo tra rappresentanti e rappresentanti, perchè chi ha grandi e ristretti interessi è nella posizione di poter comprare e non di essere comprato. Più il vincolo è forte, al contrario, più i deboli sono tutelati. Ciò può essere fatto anche salvando il principio costituzionale dell'assenza del vincolo di mandato, ma almeno deve esserci la possibilità di scegliere i candidati entro collegi e circoscrizioni chiare. ( storicamente la forza di questo vincolo, sia secondo il modello del consiliarismo di Lenin e del soviet sia secondo il modello di Marx proposto ne La guerra civile in Francia, si sostanzia nella revocabilità del mandato e in ogni caso nella scelta diretta e nominale del rappresentante ).
Nella costituzione renziana invece:
a) il popolo viene ancor più spaccato e diviso di quanto già non fosse, già nel percorso di approvazione della nuova costituzione. Figuriamoci quindi quanto accadrebbe in seguito.
b) il numero dei rappresentanti diminuisce capitalizzando un sentimento antipolitico nemmeno populista ma proprio squallidamente demagogico, alimentato spesso e volentieri dallo schifo che fanno propri gli stessi politicanti che ora vestono i panni degli imbonitori per convincerci a comprare la loro nuova costituzione.
c) il vincolo tra rappresentanti e rappresentanti si indebolisce, sia alla camera dove si pensa di riproporre una legge elettorale a listino bloccato sia al senato dove si procederebbe addirittura ad una elezione di secondo livello ( per altro secondo la procedura tipica delle multilevel governance. Altro aspetto che evidenzia come si stia procedendo a normalizzare la nostra costituzione alla costituzione dei padroni, cioè i trattati e le forme istituzionali della UE ).
Dato che i principi che permettono di definire cosa sia di sinistra vengono sistematicamente disattesi procedendo in senso contrario non vi è dubbio che questa revisione costituzionale è mossa da uno spirito oligarchico, antipopolare, elitistico, antiparlamentare/anticonsiliare e squisitamente di destra.






venerdì 11 novembre 2016

I Big Boys, le Rust Belt di tutto il mondo e il voto di vendetta.

Carissimi lettori,
la questione che il mondo ha di fronte e che non è stata un fulmine a ciel sereno ma il compimento di un fenomeno di portata internazionale, solo un po' più visibile delle altre circostanze dato il palcoscenico sul quale ha avuto luogo, se anche non dovesse condurre ad un cambiamento di politiche - il che mi sembra probabile - ha portata storica.
Ho 4 idee e le metto sul tavolo, su quanto sta accadendo nel mondo.
Il tempo dirà se sono un pazzo.

Una cosa che stanno riconoscendo in molti è che quando la working class, le persone che erano diventate ceto medio non grazie a rendite di posizione ma col duro lavoro, diventano working poors, prima di sottoproletarizzarsi e rassegnarsi alla marginalità difendono il proprio, anche giustamente, con le unghie e coi denti.
E se di meglio non hanno, nel seggio elettorale, votano anche l'opzione più "oscena" secondo i canoni e la propaganda ideologica delle nostre società putride, pur di consumare la propria sacrosanta vendetta nei confronti di chi ne ha tradito le promesse mettendoli seduti su uno scivolo in discesa.
Quindi:
Ti votano NO al referendum ad Atene mentre tutto il mondo gli dice che SI è la cosa giusta e gli hanno pure chiuso gli sportelli bancari per convincerli meglio.
Ti votano Brexit.
Ti votano il movimento 5 stelle.
Ti votano la Le Pen ( ringraziamo Iddio che non avendo a casa nostra una sinistra cazzuta, Salvini è estremamente sputtanato e il voto di rivolta lo prende Grillo che è ben migliore! )
Ti votano addirittura Trump...
Lo spirito del tempo per essere nazionalpopolare e piacere anche nella propria versione da social media, richiede la presenza dei gattini ma richiede anche la capacità di esprimere un sentimento profondo:

Lo spirito del tempo nel sentimento comune
Trump non è un paladino della working class.
Trump è establishment a propria volta, pur essendo relativamente outsider per l'establishment stesso, non tanto per motivi di interessi quanto per motivi culturali.
Trump non è politicamente corretto.
Cioè è un uomo di merda, ma cazzo, non è un ipocrita e quando parla si capisce! ( * su questo ci torniamo alla fine )

Tuttavia ha un merito: ha avuto l'intelligenza politica ( ed è tutto merito suo, perché l'apparato repubblicano su questo lo ha osteggiato ) di intercettare la rabbia della working class che è diventata working poors.
Inoltre ci mette di fronte a un fatto sconvolgente: ciò che era impensabile, ora, non solo è pensabile, è addirittura reale!

Poi dicono che Matt Groening non è un fottuto genio....

Non sono un esperto degli Usa come non lo sono di Medio Oriente e di tantissime altre cose; ma bene o male capisco che dal centro dell'Impero promana verso le periferie la cultura dell'impero stesso e a volte pure le sue voci "critiche".
Alcune di queste voci critiche magari sono acute, hanno il polso della propria società, quindi possono aiutarci a capire questioni importanti.
Se c'è una cosa che tanti stanno riconoscendo ( pur in vari casi annaspando cercando di sviare con le cazzate sinistrate dal vero nucleo concettuale. Ad esempio dicendo che Trump vince tra i maschi bianchi, cioè questi hanno punito il candidato donna. Cazzata, infatti a quel punto si potrebbe far notare che Trump ha stravinto sul voto femminile. In questo caso i sinistrati rispondono che ha stravinto tra le donne con più bassa istruzione. Lo dicono dimostrando la loro ormai totale incapacità di leggere il mondo in termini di classe invece che di politicamente corretto, non vedendo che proprio questo significa che ha vinto tra le donne che credono più allo sputo nell'occhio che ricevono ogni volta che aprono la propria busta paga, che alle sovrastrutture mentali dei sinistrati di tutto il mondo! Qua abbiamo un eminente esempio di sega mentale sinistrata totalmente scollata dalla realtà. ) è che Trump ha vinto nella Rust Belt.
La "cintura della ruggine", l'area ex industriale degli Usa dove si producevano i metalli, l'industria pesante, l'automobile, insomma le produzioni "di base" di una economia nella quale i ricchi si arricchivano spartendo iniquamente gli utili della produzione, prima che anche Obama e Clinton ( entrambi, marito e moglie ) preferissero la ristrutturazione sociale indotta dal modello del denaro che produce denaro e che marginalizza gli ex lavoratori.
Insomma, gli stati intorno ai grandi laghi.

Un posto nel quale da molti anni si respira un'aria pesante.
Facciamo riferimento alla cultura nazionalpopolare invece che alle analisi scicchettose dei giornali degli intellettuali di sinistra per bene, che magari quegli elementi di cultura di cui il popolo è intriso ci dicono qualcosa di più serio.
Chi è il cantautore della working class negli USA?
Non certo il Bob Dylan novello Nobel per la letteratura; grande poeta indiscutibilmente, autore che di certo ha cantato anche principi condivisibilissimi da sinistra, ma comunque col piglio da contestatori da college più che non da reparto di produzione o uomo della strada.
Bruce Springsteen piuttosto; anche lui un ottimo poeta, ma più diretto, più popolano. Al limite, perchè no, più populista.
Quello che nelle canzoni ci metteva anche l'orgoglio popolano dell'american dream ( born in the Usa ) ma che nella stessa canzone si domandava anche perché, invece che far grande casa nostra, andiamo a rompere i coglioni in Vietnam?
Infatti quando Reagan gli usò la canzone nella propria campagna elettorale si incazzò non poco, dicendo che il candidato repubblicano non aveva capito niente.

Un buon esempio di sinistra nazional popolare calato nel proprio contesto.
Quasi una ventina di anni fa Springsteen ha stampato un disco bellissimo, negli anni dell'espansione dell'economia finanziaria e del restringimento di quella produttiva negli Usa, con conseguente inizio della marginalizzazione della working class.
Si intitolava The ghost of Tom Joad con riferimento a un personaggio di Steinbeck, autore di idee socialiste che aveva scritto del dramma della working class che aveva perso il lavoro durante la great depression ( Furore, Uomini e topi, etc ).
In quel disco c'è una canzone meravigliosa e straziante su una citta della Rust Belt che può farci capire che sentimento di rabbia e frustrazione profonda, che ormai viene da lontano, ci sia dentro la ( ex ) working class da quelle parti.
Valutatene le parole, pesano come macigni:


Trump ha vinto qua.
Una vittoria di classe? No. Una vendetta della classe tradita dai democrats.

Anche Michael Moore viene da una città di provincia della Rust Belt: Flint nel Michigan.
Lasciamo perdere il fatto che Moore non abbia avuto il coraggio di essere consequenziale alle proprie stesse analisi e negli ultimi 2 mesi se la sia fatta sotto per la paura, finendo per invocare abbastanza pietosamente un voto centrosinistro in favore della Clinton di fronte allo spauracchio Trump.
Gli sarà mancata la spina dorsale per sostenere fino in fondo una scelta non sellina, questo resta agli atti, ma è ugualmente titolare di una testa lucida e ha evidentemente il polso della società in cui vive.
In effetti mesi prima, contro tutti i sondaggi, fece una previsione millimetrica di cosa sarebbe successo e perché.
E va detto che, forse, il coraggio di dare una indicazione di voto per Jill Stein, la candidata verde che aveva detto che con Trump presidente avrebbe fatto fatica a domire ma con la Clinton sarebbe stata certa di non riuscire più a prendere sonno, gli è mancato anche perché lo avevano messo tutti quanti alla gogna per le via delle sue dichiarazioni.

Cosa dice Moore?
Trump vincerà, vincerà nella Rust Belt cavalcando il risentimento della working class che è stata abbandonata dai democratici filofinanzieri e condannata progressivamente a scivolare attraverso la condizione di working poors e sempre più giù verso la marginalizzazione.
Poi ancora dice che non sarà sufficiente per Clinton parare il colpo in Oregon o in Virginia; basta la Rust Belt da sola a determinare il risultato ( Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin, si potrebbe aggiungere anche Indiana ).
In effetti che cosa è millimetricamente successo?
Che con un miserrimo 1% di scarto Clinton ha parato il colpo sia in Oregon che in Virginia, ma per un 1-1,5% non l'ha parato in Wisconsin e Penssylvania.
Aggiungendoci le due vittorie nette in Michigan e Ohio e perdendo chiaramente solo in Illinois, nella zona della Rust Belt, questo risultato a Trump è bastato.
Moore spiega chiaramente il motivo per cui sarebbe successo quanto abbiamo visto: quell'area era già in difficoltà ma i trattati di libero scambio e commercio ( NAFTA in quel caso ) hanno finito di metterla in ginocchio, polverizzando i pochi posti di lavoro che rimanevano.
Il liberoscambismo puro ha sempre contenuto di classe.
Se ne faccia una ragione chi in Europa contesta il TTIP ma non ha il coraggio di contestare la filosofia di fondo del trattato di Schengen, che è la stessa!
Adesso tutto quel che resta ai sinistrati per poter perseverare nella propria politica dello struzzo e della contemplazione dell'elitistico fulgore intellettuale del proprio ombelico è soltanto cincischiare sul fatto che i più poveri e gli indigenti hanno votato Clinton; quindi avremmo avuto una vittoria dei suprematisti bianchi inviperiti ma pur sempre ceto medio e non una vendetta di classe contro i traditori della working class.
Che dire...anche questo evidenzia solo una volta di più il fatto che questa gente, alla quale frequentare l'università è servito soltanto per imparare a credersi stocazzo e cominciare a disprezzare il popolino, abbia completamente perso i riferimenti di classe per interpretare il mondo.
Infatti non sono più nemmeno capaci di distinguere tra lavoratori o ex lavoratori recenti, arrabbiati perché si stanno pesantemente impoverendo, e strati sociali marginalizzati e ormai sedimentati nella propria marginalizzazione, i sottoproletari.
Non sono più capaci di distinguere tra chi ha un minimo di coscienza di sé e lotta per il proprio futuro e, se non ha a disposizione di meglio in modo da votare chi li rappresenti almeno si vendica di chi li ha traditi, e chi invece essendo proprio privo di orizzonti e consapevolezza non vota affatto, o vota a maggioranza chi gli ha fatto un tantino di elemosina ( i food stamps di Obama e Clinton ), perché da sottoproletariato invece che lottare per quello che può avere si incancrenisce tutta la vita a invidiare ciò che non avrà mai.

La carità è di destra, cari sinistrati del cazzo che ci raccontate che la sinistra vuol dire stare dalla parte degli ultimi.
Per la solidarietà nei confronti degli ultimi esiste già la Chiesa.
La sinistra non sta dalla parte degli ultimi; serve a qualcosa se organizza il desiderio di riscatto per abolire l'esistenza dei primi rifiutando l'esistenza stessa della categoria degli ultimi!
Se non imparate questa cosa, nemmeno stavolta, vuol dire che dalla parte col culo al caldo della storia vi ci trovate proprio bene.
Ma in questo caso sappiate che siete addirittura più spregevoli di chi col culo al caldo c'è nato e non ha mai avuto la pretesa di raccontarsi di sinistra.
Il fenomeno del rifiuto dell'establishment ha scala planetaria perché planetaria è la finanziarizzazione e la globalizzazione, che sta scricchiolando e già cedendo un pezzetto alla volta.
Che margini e speranze abbiamo?
Un populismo che non cincischi più, che miri al bersaglio grosso ( gli sfruttatori, il capitalismo, i meccanismo della globalizzazione che non è democratizzabile ma solo combattibile e questo vale anche per l'UE ) invece che verso facili e falsi diversivi sui quali possono prosperare così i Trump come i Salvini; che però riconosca che questi prosperano a propria volta su contraddizioni REALI, che le sinistre ufficiali hanno esorcizzato e nascosto sotto il tappeto preferendo non affrontarle, qualificandosi così come parte del problema invece che della soluzione.
Abbiamo una fretta maledetta.
Son tutti sintomi di una crisi sistemica quelli che abbiamo sotto gli occhi e siamo in una posizione arretratissima.

3 pirla, ben vestiti e benpensanti, con buoni lavori, patrimoni, culi al caldo, brandiscono i simboli dell'establishment di casa nostra. Insomma: 3 nemici.


Che cosa succederà adesso?
Credo che abbia ragione su questo Alberto Bagnai e quello che ha detto in radio, anche se io lo riformulo un po'.
SE è vero ( a me sembra ragionevole, ma per ora non ci metto troppo la mano sul fuoco ) che Trump rappresenta una linea di frattura interna all'establishment ed è veramente il rappresentante del capitalismo industriale che ha interessi in parte divergenti da quello del capitalismo finanziario, ora dovrà "pagare pegno" a chi lo ha eletto cioè i working poors della Rust Belt.
Questi ultimi se non vedranno risultati alla svelta lo abbandoneranno velocemente.
Il voto di vendetta è ancora più volatile di quello di protesta.
Trump ha bisogno di rilanciare l'industria americana sostenendo produzioni e occupazione.
Tuttavia Trump è un uomo di destra, quindi cercherà di fare questa cosa non attraverso un riassestamento interno, che comporterebbe redistribuzione tra classi, ma attraverso un riassestamento esterno.
Scaricherà le contraddizioni fuori dal proprio paese.
La percentuale della torta per le classi rimarrà la stessa, ma se la torta della ricchezza prodotta in quel settore nel quale si crea anche occupazione sarà nel suo insieme più grande, ce ne sarà di più in valore assoluto anche per la working class.
Come fare questa cosa senza redistribuire internamente?
Trump ha bisogno di far riconquistare agli USA competitività di prezzo sulle produzioni con un riallineamento monetario.
Cioè deve restituire all'UE lo scherzaccio del QE, col quale Draghi aveva tenuto insieme i cocci dell'UE senza far il dispetto ai tedeschi di una redistribuzione interna, scaricando le contraddizioni interne all'UE sul resto del mondo con una svalutazione competitiva che ci ha dato un po' di ossigeno.
Il dollaro molto probabilmente andrà giù.
Tanto.
E l'UE tornerà in anossia profonda.
Non ridiscutere le contraddizioni interne all'UE per non indispettire i tedeschi e scaricarle all'esterno, con la svalutazione dell'euro prodotta dal QE, ha tenuto insieme i cocci di questo gigantesco fallimento politico e istituzionale.
Se però adesso gli USA faranno lo stesso giochetto il risultato sarà che prima la politica dello struzzo della Germania e l'equilibrismo di Draghi per non far arrabbiare troppo i ceti dominanti tedeschi, ha concorso a portare Trump al governo, poi quest'ultimo per pagar pegno alla Rust Belt avrà bisogno di togliere ossigeno all'Europa.
Come risultato Trump trascinerà al governo la Le Pen.
Anche in Italia ci mancherà l'ossigeno, mettiamolo nel conto.
Non possiamo lamentarci, credo, di ciò che può concorrere a destabilizzare lo status quo.
Ma questo fa aumentare la nostra fretta.
( e quella di un Fassina, individualmente e come area politica, nel non rimanere ancora una volta impastoiati coi sinistrati dei buoni sentimenti. O il congresso di Sinistra Italiana possono vincerlo, imponendo una linea non suicida, o dovranno per forza cavarsi fuori da quelle sabbie mobili )


P.S.
* riprendo l'iniziale discorso sull'ipocrisia e il politicamente corretto.
A proposito di buoni sentimenti è interessante quel che Clint Eastwood, l'unico intellettuale-vip che negli USA ha fatto pubblica dichiarazione di voto per Trump, ha detto.
Eastwood, da sempre conservatore ma non reazionario e da sempre impegnato in politica avendo anche fatto il sindaco nel proprio paesino texano, ha dichiarato  di considerare Trump un buffone e di non condividere le affermazioni razziste che ha pronunciato ma che lo avrebbe votato lo stesso perchè altri 4 anni di ipocrisia politicamente corretta alla casa bianca sarebbero stati insopportabili.
Anche questo è spirito dei tempi.
Viviamo la fase del gigantesco vaffanculo che vola all'altezza dell'uccello padulo.
Basta con la pussy generation, con queste insopportabili fighette mosce, con questi buonisti leccaculo!
Torniamo a parlare delle cose per cui il nostro popolo, noi stessi, soffriamo per davvero!
E facciamolo in una lingua che si capisca.

P.P.S.
Matt Groening è un genio e, non volendo, ha portato fortuna a Trump.
Speriamo ne porti anche a noi.
Le prospettive più oscene tornano possibili, and we all have a Dream:









lunedì 20 giugno 2016

Amministrative: si aprono nuovi e contorti scenari.

il mio sentimento di fronte alle reazioni scomposte piddiniche centrosinistriche
Sono arrivati i risultati dei ballottaggi alle amministrative.
Il PD è andato da cani, si salva in corner giusto perché hanno acciuffato il risultato a Milano per un pelo, e solo perché la cittadinanza non riusciva ad affrontare l'idea di avere ancora una volta un prestanome mentre Riccardo De Corato faceva il sindaco di fatto ( cosa già accaduta sia con Albertini che con la Moratti ).

Particolarmente indicativo il risultato di Torino, dove i 12 punti percentuali di vantaggio di Fassino hanno visto un riversamento nelle urne di laqualunque al grido "FUORI I PIDDINI DAI COGLIONIIIIII".

In pratica le persone, in un voto di suo estremamente politico come ha spiegato puntualmente Giannuli, hanno manifestato la volontà di farla finita col PD; partito che ancora detiene una maggioranza relativa di consensi ma soprattutto raccoglie su di sé la maggioranza assoluta del dissenso, dello scontento e a questo punto direi anche del disprezzo.
Sentimento per altro fomentato in tutti i modi dall'atteggiamento di volgare supponenza degli esponenti del PD stesso nel corso della campagna elettorale più sporca che si sia mai vista.
Paradigmatico in questo senso il caso romano, con il silenzio elettorale violato dal fatto che a poche ore dal voto una serie di associazioni ( quel terzo settore no-profit soltanto di nome, che grazie alla modifica del titolo V della Costituzione campa di appalti erogando servizi di cui dovrebbe occuparsi lo Stato ) presiedute da dirigenti piddini, hanno denunciato Virginia Raggi per laqualunquemente supposto reato onde poter rilanciare sui giornali che, anche solo per atto d'ufficio, il suo nome risultasse nel registro degli indagati.
Prima per fatti riguardanti delle sue prestazioni d'opera per l'Asl di Ostia, regolarmente segnalate come già chiarito un anno fa, poi di fronte all'inconsistenza di questa accusa cominciando pure a tirare di mezzo faccende di amanti e altre amenità.
La politica del politically correct e del "in quanto donna condito alla quota rosa", in dirittura d'arrivo insomma, non  ha trovato di meglio che mettere in campo l'allusione del "non vorrete mica votare 'sta troia?".

Complimentoni, alla faccia delle prediche sul sessismo.

Comunque sia Giachetti asfaltato, Fassino umiliato, Milano salvata in extremis, Bologna vinta con un 4% di margine rieleggendo il sindaco ( Merola ) che governa insieme a Cisl e CL come ben testimonia la vicenda del referendum sul finanziamento alle scuole confessionali, che prima Merola ha perso salvo poi fottersene bellamente.

Insomma, il PD non viene "colpito e affondato", viene soltanto colpito, ma è chiaro che in questa situazione la prospettiva del referendum di Ottobre diviene decisamente torbida per il governo.
Provo, per punti, a raccogliere e elencare le contraddizioni che sono sul tavolo in modo da poter comprendere quali scenari si aprano.

a) a Roma si sono accavallati e stratificati i problemi portati da numerose amministrazioni pessime, 2 delle quali catastrofiche: Veltroni e Alemanno.
Nella capitale comanda "il mondo di mezzo", tra Buzzi e Carminati col patrocinio del clan dei Casamonica.
Una situazione che rasenta l'ingovernabilità con mezzi ordinariamente democratici. Ci vorrebbero un sindaco e un governo insieme fermamente determinati a fare pulizia, ma il governo ora giocherà allo sfascio. Poco ma sicuro.
Del resto il PD è il partito coi più solidi agganci in ambito Mafia-Capitale.
Loro avrebbero giocato sul velluto in questo senso, come mostra l'ormai celebre foto:

Piddini: superiorità morale STOCAZZO!


Ergo M5S ha pochissimo tempo a disposizione prima di sputtanarsi.
Idem a Torino, dove in perfetto stile mafioso è già stato detto che "se vincete tanto vi tagliamo i fondi da Roma", come da polemica Boschi-Appendino prima del voto.
Il Movimento 5 Stelle ha una occasione per far perdere una caterva di voti al PD a brevissimo termine affondandolo al referendum ma, paradossalmente, questa stessa prospettiva dilazionerebbe il momento della propria andata al governo come cercherò ora di spiegare.

b) Il risultato delle amministrative, come ha detto Fulvio Abbate, può essere descritto da parte del PD con poche sobrie parole:

Stiamo sul cazzo.

Questo crea una contraddizione enorme a carico del M5S.
La sua autistica presunzione di autosufficienza ( non facciamo alleanze con nessuno ) fa si che abbiano speranze di vincere le elezioni solo in linea teorica a condizione che si voti con l'Italicum innescando lo stesso tipo di meccanismo di queste amministrative: TUTTO MA ANCORA IL PD NOOOOOOOO!!!!!

c) In realtà si voterà con l'Italicum solo se Renzi vincerà il referendum e questo non è accettabile perché le costituzioni sono fatte per durare e con quella nuova costituzione operante in combinato disposto con la legge elettorale detta Italicum, ostinarsi a parlare di democrazia è semplicemente ridicolo.
In altre parole, proprio perché siamo meglio dei fasciomafiopiddini, non si può giocare allo sfascio sulle forme istituzionali solo per far fuori un nemico politico.

d) Alla fine, insomma, il massimo indebolimento di Renzi e di quel canale di scolo della Storia che è il suo partito, si avrà se al referendum avremo un altro plebiscito contro il PD e in favore del NO, ma a quel punto non potendo il PD rischiare di votare con l'Italicum che regalerebbe il 55% dei seggi a M5S, avremmo un cambiamento di legge elettorale in corso d'opera.
Siccome i piddini usano le istituzioni pro domo propria si cuciranno addosso l'unica legge elettorale che gli permetterà di salvare la baracca, che è poi quella che fin qui hanno cercato di scongiurare in ogni modo, ma ormai lo scenario è cambiato.
Con ogni probabilità se vincerà il NO avremo un proporzionale con sbarramenti; in pratica il consultellum uscito dalla sentenza della corte costituzionale, che permetterà al PD di governare pur perdendo le elezioni perché avremo una "union sacrée" di tutti contro M5S. ( ciò dimostra dall'altro lato quanto sia autistica la logica del non fare alleanze con nessuno. D'altra parte è anche vero che non al momento non c'è nessuno di decente con cui allearsi per i grillini, ma anche su questo torneremo, col punto successivo )

e) Manca completamente una sinistra autonoma, in grado di essere presente in parlamento con un 4-5-6% e pronta in cambio di assicurazioni programmatiche a dare la fiducia a un governo M5S pur di tenere il PD all'opposizione.
Non illudiamoci che i capibastoni di Sel o Prc o quel che ne resta vogliano seriamente orientarsi in questa direzione.
Il loro modello è "assessorato subito", come a Cagliari e a Milano.

In sintesi il PD scricchiola forte, ma durerà ancora un po'.
E' come la merda che galleggia sul pelo dell'acqua: è nella sua natura galleggiare e non andrà a fondo finchè non si sarà completamente disciolta.
La dissoluzione è in atto, ma lo stronzo galleggiante ce lo terremo li ancora per un po' quindi non è ancora il momento di cantare vittoria.

L'obiettivo è ricostruire una sinistra autonoma; archiviando definitivamente qualsiasi idea di centrosinistra, da una parte, e incentivare la maturazione del M5S che sulla presunzione di autosufficienza cioè di prendere il 51% da solo alle elezioni, otterrà solo di non andare al governo MAI.
Del resto al momento non hanno vinto in quanto progetto ma solo in quanto manifestazione di una crisi da rigetto nei confronti del PD.
Fanno ancora in tempo a diventare qualsiasi cosa, ma come ogni soggetto dal colore alquanto indefinito, tenderanno ad assumere la colorazione degli interlocutori che troveranno lungo la strada.
Questa è la principale dimostrazione di miopia da parte della sinistra: se hanno paura della svolta a destra del m5s ( che comunque a destra quanto il PD non lo diventerà mai ) il problema è che proprio il loro atteggiamento di odio aprioristico la giustifica e ne pone le basi.

Per fortuna i sinistrati del cazzo che ragionano e agiscono in questo modo sono ormai irrilevanti e pressochè estinti.
Speriamo che finiscano di estinguersi alla svelta, una nuova sinistra oggi la si ricostruisce, se si è bravi, andando a rimotivare chi da tanto si rifugia nell'astensionismo, non redimendo quelle povere testediminkia che ancora non hanno niente in testa se non "centrosisinistra".

giovedì 19 maggio 2016

Lettera aperta a Sergio Staino: la vita è crudele quando porta a sopravvivere a sé stessi.

Caro Staino, io non credo che lei si sia venduto come la accusano in varie persone sui suoi profili nei social network per le sue posizioni appiattite su Renzi e per la sua vignetta - francamente abbastanza spregevole - sull'Anpi e il referendum costituzionale.
Invecchiare male.



E' semplicemente invecchiato molto male; sta vivendo la disgrazia di sopravvivere a sé stesso.
Un po' come certi gruppi musicali rockettari, coi componenti sopravvissuti agli anni '70 sempre a corto di soldi perché i vizi costano.
Quelli che restano sul palco a 70 anni suonati senza più voce e nessuna ispirazione; imbolsiti e coi capelli finti, ansiosi di voler apparire ancora giovani nel tentativo di tirare su quei 4 soldi per pagarsi i vizi vendendo il biglietto del concerto a 14 altri reduci, che glielo comprano solo perché sono a propria volta nostalgici della propria gioventù passata.

Io non dico che i rivoluzionari debbano morire tutti quanti a 27 anni come i veri rocker ( Hendrix, Janis Joplin, Brian Jones, Kurt Cobain etc. ), ma quelli che sanno andarsene da ormai anziani dopo esser invecchiati senza diventare macchiette e caricature di sé stessi, come han fatto un David Bowie o un Lou Reed, oggettivamente son pochi.
Ecco, lei Staino non è un Bowie o un Reed, e nemmeno un Eddie Vedder salito su un palco visibile al mondo intero a 25 anni e arrivato a 50 sopra lo stesso palco stagionando come il vino quando è buono, convivendo sereno coi capelli ormai bianchi, essendo anche cambiato tanto ma non avendo svenduto una virgola.
Le piacerebbe.
Purtroppo lei è solo un Axl Rose di 120 Kg sul palco con una gamba ingessata e le coronarie intruppate di colesterolo made in McDonald's.
Non pretendo che capisca, è una questione generazionale.
Ma in fondo sto parlando ai miei coetanei.
Mi rivolgo a lei solo come strumento per parlare ad anime ancora vive.

Semplicemente, Staino, il suo punto di vista è cambiato nel tempo.
Così mentre una volta la sinistra lottava contro il capitalismo e lo sfruttamento dei più svantaggiati, oggi il pd lo rappresenta, il capitalismo, e lo sostiene chi se lo può permettere.
Niente altro che questo: siete passati ad essere la classe sociale col culo al caldo e vi siete coerentemente messi dalla parte del capitale, della rendita di posizione e materiale e della conservazione dello status quo.
Non sto dicendo niente di nuovo: Ennio Flaiano aveva già detto tutto.
Contestatori a 20 anni col portafogli vuoto, reazionari e paternalisti dai 50 anni in poi col portafogli pieno e sulla pelle di quelli che han continuato ad averlo vuoto.
A questo inoltre temo sia il caso di aggiungere una buona quota di rincoglionimento.
Più la degenerazione senile di un certo tardo togliattismo, che già di suo era una degenerazione, per cui voi altri usciti dallo stampo piccista in realtà non siete mai stati fedeli a un'idea e nemmeno consapevoli di cosa realmente volesse dire ( e quindi anche per questo totalmente incapaci di riattualizzarla rispetto ai tempi invece che abdicare in blocco e passare armi e bagagli nel campo opposto ) ma semplicemente obbedienti rispetto a un apparato borocratico-partitico al quale avevate delegato il pensiero.

E quindi niente, quello che si merita è di invecchiare inneggiando a quelli che hanno, per dirne una, fatto un regalo alle banche da 7 miliardi in un sol colpo di soldi nostri cantando "bella ciao" mentre lo facevano utilizzando per la prima volta in 70 anni di repubblica la ghigliottina su una discussione parlamentare.
Si racconti che "il meglio che c'è" è chi introduce i voucher per i 20enni che non avranno mai lavoro stabile né pensione: che gliene frega, lei è un benestante settantenne ormai.
Brillante articolo di Luisella Costamagna rivolto ai renziani del "il meglio che c'è", cioè abbastanza palesemente rivolto ai vari Sergio Staino, Michele Serra, e alla via così rimembrando tutto il caravanserraglio degli zombies invecchiati male.

Io son stato precario non ancora trentenne mentre Padoa Schioppa ministro delle finanze, uno dei tanti "meno peggio" che avete sostenuto, andava in TV a darmi del bamboccione.
Mi sarei immediatamente messo in sciopero a oltranza, il peggio che ci avrei perso sarebbe stato un contratto di lavoro che entro 2 mesi sarebbe comunque finito.
Ma il vostro sindacato di burattini con in tasca la tessera del PD ( o vuol forse negare che tutti i funzionari della CGIL sono anche burattini del suo partito? ) diceva che non si sciopera contro il governo amico, e così ci avete sempre BOICOTTATI salvo poi domandarvi "ma perché i giovani non scendono in piazza?".
Grazie al cazzo: CE LO AVETE IMPEDITO IN TUTTI I MODI!
Dovete ringraziare il cielo che non lo abbiamo fatto, perché se ci fossimo riusciti, prima di andare a prendere banchieri e confindustriali e di cacciare i burocrati UE, saremmo dovuti andati a prendere i loro reggicoda e cioè VOI.
Porterei rispetto per una persona anziana in condizioni normali.
Ma non riesco a portarne per chi mi piscia in testa nel nome dei miei stessi valori.
Io mi riprendo i miei valori e vi dico: siete voi che non avete più diritto di sbandierarli!
Ritiratevi a vita privata e smettetela di romperci i coglioni con le vostre prediche, col vostro paternalismo, generazione di falliti!
Non volevate morire democristiani e il meglio che siete riusciti a produrre è stato invecchiare direttamente lobbisti per conto di banche, petrolieri, unioni europee che strangolano interi popoli.
Complimentoni.
Si dice che non c'è generazione che arrivi a valere qualcosa senza aver consumato il proprio parricidio rituale; alla mia tocca consumare un nonnicidio.
Quindi di tico: nonno Staino, ti sei rincoglionito, fattene una ragione e impara a startene zittino anche perchè una buona pensione per andartene ai giardinetti e comprare le granaglie per nutrire i piccioni, non ti manca.

Il Jobs act? Di sinistra, di sinistrissima anzi.
Del resto i grillini so' tutti fascisti.
Non vi resta altro che questo: accusare di fascismo chiunque non la pensi come voi perché nel merito non vi potete permettere di scendere senza rendervi ridicoli.
E adesso che pure l'ANPI vi ha piantati in asso, nonostante foste già riusciti a trasformarne buona parte nel circolo pensionati del PD?
Ve la prendete anche con l'ANPI dimenticandovi che lo statuto prevede la fedeltà alla Costituzione, non il suo stravolgimento.

Si racconti che lo fa nel nome dell'antifascismo per autoassolversi, mentre inneggia a cestinare la Costituzione scritta da Calamandrei, Basso, Terracini, Lussu preferendo quella scritta da Verdini e Maria Elena Boschi sotto dettatura da JP Morgan.
E' molto di sinistra questa cosa.

La sa la verità: se un redivivo Pertini passasse di qua non la prenderebbe neanche a ceffoni. Capirebbe al volo che non vale la pena infierire in corpore vili.

venerdì 13 maggio 2016

Lettera aperta a Michela Marzano: contro la sua beatificazione in vita da "sinistra".

( sempre che sinistra continui a significare qualcosa di concreto e non soltanto retorico )

Gentile onorevole Marzano, oggi non si parla soltanto di gender.
Oggi si osa parlare anche di lotta di classe, s'il vous plaît.
La professoressa Marzano


Vorrei dedicare queste righe a Michela Marzano, l'eroina di questi giorni perché si è decisa a uscire dal PD essendo rimasta insoddisfatta dalla legge sulle unioni civili dalla quale è stata espunta l'adozione dei figliastri.

Stiamo parlando della Onorevole Deputata della Repubblica Italiana che:
- finché vi tolgono la certezza di una sanità a copertura universalistica e gratuita,
- finché spianano a 0 il diritto del lavoro per comprimere i costi,
- finché si fanno sgravi fiscali a spese nostre agli industriali per far finta di assumere,
- finché si sottoscrivono accordi internazionali che ci lasciano esposti ad ogni sorta di dumping sociale, salariale e ambientale,
- finché si buttano nel cestino le garanzie costituzionali di tutti,
non c'è nessun problema di libertà e il PD va benissimo.
Poi salta l'adozione dei figliastri, cosa per altro in sé scandalosa ( sono tra quelli che considerano il matrimonio paritario la via maestra da seguire, e per essere paritario deve comprendere il diritto di adottare come per le coppie sposate eterosessuali, altrimenti la parità non c'è ), e di colpo urge il "salvarsi la coscienza" uscendo dal PD.

Buongiorno, Onorevole Marzano.
Per i precari e gli esodati non l'ha sentito il bisogno di salvarsi la coscienza, nevvero?

Egregia Onorevole Marzano, mi risulta che lei sia una docente in filosofia morale, quindi approfitto per generalizzare al massimo i concetti.
In fondo una filosofa proprio questo dovrebbe saper fare.
Il suo concetto di "diritti" quanto è estendibile?
E il suo concetto di "libertà", quanto invece è ristretto?

Le libertà borghesi, che ci arrivano fin dall'illuminismo, sono una base di partenza non estranea, come radice comune, alla storia dell'intera sinistra.
Poi però la coscienza politica si costruisce anche su altro dato che - e bene o male questa è una fortuna - non siamo rimasti fermi alla Rivoluzione Francese e al semplice opporsi all'assolutismo e al diritto divino, ma siamo arrivati a porci domande anche su quanto il censo influisca sulla effettiva esigibilità dei diritti.

Il Presidente Sandro Pertini lo spiegava piuttosto bene:



Se non teniamo conto di quanto Pertini diceva, altra radice comune all'esser di sinistra sia in veste rivoluzionaria quanto in veste riformista essendo alla fine solo due modi differenti per contrapporsi alla MEDESIMA ingiustizia, allora parliamo dei diritti soltanto di chi può considerare la pancia piena come un dato serenamente acquisito, ma questo riguarda qualcuno non tutti.
Così va a farsi benedire qualsiasi concetto di reale esigibilità dei diritti, perché parliamo di qualcosa che non è uguale per tutti, né ugualmente accessibile.

Potrò mettermi sullo stato di famiglia finanche il calorifero di casa, il gatto, e il tombino in mezzo alla strada di fronte all'entrata di casa.
Potremmo anche fare il matrimonio poligamico coi marziani.
Ma che vita è se mi tocca rassegnarmi di fronte all'ipotesi della malattia non avendo una strada per accedere a cure se non attraverso soldi che non ho, se mi tocca vivere precariamente e senza alcuna certezza del domani e se mi tocca accettare come "naturale" che per un ricco invece non sia così?
Quando ha votato favorevolmente alla buona scuola si è posta queste domande?
Quando ha votato per il jobs act?
Quando non si è posta una straccio di domanda sul TTIP?
Quando ha visto massacrare il popolo greco e lei ugualmente ha intonato il "più Europa" insieme a tutti i suoi colleghi?
Quando ha votato la deforma costituzionale a colpi di maggioranza e col "supercanguro", per altro esplicitamente vietato dal regolamento della Camera dei Deputati in materia costituzionale?

Per ricaduta la sua idea di "diritti" significa anche non porre nessuna distinzione tra il concetto di libertà positive ( di essere, fare, dire quel che si vuole ) e libertà negative ( essenzialmente le libertà dall'ordinamento giuridico intese come assenza di divieto e le libertà economiche ), e l'indistinzione tra queste due sfere della libertà è la prerogativa più tipica di chi è per nascita talmente tanto avvantaggiato quanto a libertà negative, da potersi permettere di riscattare pagandole a peso d'oro anche le proprie libertà positive.
Quindi, anche in questo caso, stiamo di nuovo parlando della libertà di qualcuno.
Dei più ricchi, dei più abbienti, dei privilegiati.

Lei è una filosofa.
Non le sembra molto hobbesiana l'idea di società che discende da questa idea dei concetti di libertà e di diritti?
Su queste basi le sembra plausibile sostenere "da sinistra" la propria posizione?

La sua idea di libertà è, casomai, la stessa identica che animava anche l'opera di quello stesso Luigi Einaudi che alla costituente lottò strenuamente affinché la Repubblica fosse fondata sulla libertà, invece che sul lavoro.
Lo sa perché Einaudi sosteneva questa opzione?
Perché essa, rientrando in una logica perfettamente individualista, era totalmente coerente con il resto della sua ideologia; l'ideologia dell'economista che per primo coniò la definizione di "liberista".
L'ideologia della libertà senza uguaglianza, cioè la libertà di arricchire per chi avvantaggiato ci nasce, e la libertà "di inveire" dei più poveri di cui ci parla Pertini.

Professoressa, facciamo chiarezza una volta per tutte, quindi.

Una sinistra che non riconosca libertà positive fondamentali come quelle degli omosessuali, semplicemente non ha ragione di esistere; ma la sinistra si qualifica come tale innanzitutto perché cerca di dare corso ai concetti espressi degli articolo 3, 4 e 36 della costituzione: rimuovere gli ostacoli all'uguaglianza SOCIALE.
Qua, con buona pace della retorica modernista, efficientista e ipocritamente interclassista di Renzi, si parla di lotta contro il capitale, se non se ne fosse accorta gentile professoressa.
Per essere di destra invece, come dimostra appunto Einaudi ( o anche Milton Friedman che tutto era, personalmente, fuorché un bigotto ), non c'è mica bisogno di essere necessariamente rozzi e retrogradi come i leghisti o un Giovanardi.

Lei è una liberista.
Più coerente sul fronte della laicità dei suoi colleghi di partito, ma pur sempre una liberista.

E il fatto che scelga di farsi da parte, per qualsiasi persona di sinistra dotata di un minimo di consapevolezza di cosa ciò significhi, può essere soltanto un motivo di gioia.

Ora con gli altri liberisti presenti nelle associazioni gay, vada a votare SI alla deforma costituzionale e non si ponga neanche uno straccio di domanda su quali siano le reali ricadute del pareggio di bilancio inserito nell'articolo 81.( completa vanificazione degli articolo 3, 4 e 36 ).
A lei cosa costa?
Come già per Einaudi, da come agisce politicamente, vive col culo al caldo.

Ecco: non è il pregiudizio verso gli omosessuali ma quello verso i più poveri la reale distinzione tra destra e sinistra ( fatti salvi i fenomeni da baraccone fuori dal tempo sparpagliati tra la Lega e il NCD, con qualche esempio ciccione e sposato a Las Vegas anche dentro il suo ex partito ).

Se questa è la reale distinzione la sua scelta di campo è chiara: a destra.
Altro che "beatificazione".