martedì 29 dicembre 2015

Dubbi populistico-climatici.

Qualche considerazione sistemica, senza però alcuna pretesa di essere esaustiva perchè non sono uno specialista in nessuno dei temi trattati, si può trarre da qualsiasi tema di attualità.
Forse però, anche con un po' di populismo, si può giungere a porsi delle domande azzeccate.
Sulle risposte lavoreremo in seguito coi consulenti e gli specialisti del caso.

In questi giorni abbiamo un problema ambientale/climatico: dopo circa due mesi senza pioggia e senza vento, con aria stagnante e spesso nebbia nella regioni settentrionali, ci ritroviamo a fare i conti con l'irrespirabilità dell'aria delle nostre città e con dati di inquinamento assolutamente allarmanti.

Non è la prima volta e con ogni probabilità, purtroppo, non sarà l'ultima.
Di fronte ad una emergenza che è palesemente sistemica autorità ed amministrazioni locali non si inventano nulla di meglio del ricorso al pannicello caldo del blocco del traffico e delle targhe alternate.
A questo punto si scatena la canea di quelli che, per pigrizia o perchè non userebbero i mezzi pubblici neanche scannati perchè son cose da poveracci o anche molto più seriamente perchè l'efficienza dei mezzi pubblici fa cagare e li rende inagibili ai tanti che si spostano per lavoro e non per diporto avendo tempo da perdere, fanno notare che con questo pannicello caldo non si risolverà un bel niente.
In effetti non ha molto senso illudersi che qualche giorno di targhe alternate o di blocco integrale del traffico cambieranno sostanzialmente la situazione.
Nello stesso tempo sarebbe però importante domandare a costoro: se non questo, allora cosa?
A quest'ultima domanda la risposta non è semplice e provare a ragionare in una maniera che possa cominciare a costruire un percorso di soluzioni realistiche e concrete, passa necessariamente attraverso il tentativo di provare a ragionare in maniera sistemica.
Se lo facciamo emergono una imponente mole di questioni sulle quali la società dovrebbe ragionare e che dovrebbero essere anche temi importanti di una politica socialista ( quindi anche ambientalista ); temi che un partito serio dovrebbe saper trasformare in discorso politico, in senso comune, formulando proposte intorno alle quali mobilitarsi.

La mia sensazione è che il problema dell'inquinamento delle città dopo due mesi di aria stagnante senza vento e senza pioggia, a dispetto delle opinioni manichee di una parte e dall'altra ( bloccotrafficisti e liberotrafficisti, entrambi con approccio oltranzista e visione non sistemica ), ci ponga di fronte al fatto che questo paese è nel suo insieme rimasto fermo da 20 anni.
In questo caso l'UE è un ostacolo al trovare soluzioni ( no possibilità di spesa = no soluzioni ), ma nel pantano ci siamo finiti per motivi anche in buona parte indipendenti dai problemi centrali della politica contemporanea, gravitanti quasi tutti intorno al buco nero dato dal mostro-UE.

La colpa degli allarmanti dati dell'inquinamento dell'aria delle nostre città non sarà certamente il ( solo ) traffico, ma è inutile che perdiamo tempo raccontandoci che non sarebbe vero che abbiamo una mobilità pubblica e privata assolutamente ridicola.
L'Hinterland milanese non ha un sistema di trasporti pubblici integrato; fuori città ognuno ha la sua aziendina di trasporti, spesso i collegamenti non sono diretti, sono disorganizzatissimi e la parcellizzazione estrema delle aziende locali di trasporti fa lievitare i costi per l'utenza senza che per questo i dipendenti del settore dei trasporti siano trattati meglio.
Evidentemente un sistema non integrato comporta aumenti di costi sub-specie di aumento dell'inefficienza.
E le reti sono vetuste, quando non materialmente almeno nella concezione.
Sia che si tratti di trasporto su rotaia sia che si tratti di trasporto stradale, caso nel quale gli investimenti fatti non avevano una logica se non quella delle bustarelle sugli appalti. La carissima BreBeMi è sistematicamente vuota, viaggiamo tra svincoli e rotonde di dimensioni bibliche il cui senso per la viabilità sta nel grembo di Giove e contestualmente strade trafficatissime, strettissime e poco o per nulla manutese.
Nell'insieme, quindi, trasporti pubblici fatti per non funzionare e trasporti privati gestiti in maniera demenziale.

Sulla riqualificazione energetica dell'edilizia, tanto pubblica quando abitativa, il nostro paese ha prodotto un clamoroso buco nell'acqua; su questo tema è peggio che andar di notte.
Le certificazioni energetiche in Italia si fanno a mazzette; c'è ancora chi riscalda a gasolio ed anche dove lo si fa a gas, magari, le caldaie neanche sono a condensazione.
Poi dopo due mesi senza pioggia e senza vento, magari pure con nebbia, risulta che l'aria delle città è una melassa di inquinanti. Vien da dirsi, molto populisticamente: grazie al cazzo!

Metodi nuovi circa le soluzioni edili? Pareti con intercapedini in materiali misti legno/laterizio, abitativo anche su più piani in legno, nuovi materiali per la coibentazione, ripensamento della nostra urbanistica con investimenti in edilizia pubblica-popolare ma di qualità comprando vecchi stabili per poi sventrarli e ricostruirli ridando un volto nuovo ad interi quartieri pensando in maniera integrata edilizia abitativa, viabilità, una urbanistica anche esteticamente decente?
Macchè, si sono inventanti almeno altre 3 classi oltre l'efficienza energetica "A" poi vedi ancora costruire case nuove di pacca coi forati ed una spruzzata di robe tipo poliuretano sopra.
E quella sarebbe efficienza energetica?
A latere bisognerebbe anche fare un discorso sul fatto che investire in edilizia pubblica non è possibile se abbiamo regole che impediscano in generale allo stato di investire e se le cordate di potere dei palazzinari molto ben rappresentate in politica ( da cdx a csx ) non vogliono uno stato presente nel settore gli faccia concorrenza.
Chi ci rimette è, naturalmente, il popolino.
Ma al di la delle cordate di potere e delle regole per la spesa pubblica della UE da cestinare, abbiamo ugualmente il problema dato da una classe politica che non ha la serietà e la competenza per affrontare in maniera seria ed innovativa queste problematiche.

Tutto ciò che resta, per chi ha soldi, è che nella propria villettina privata si possono fare cose interessanti, ma così si restringe la questione a chi ha soldi ed in ogni caso non si cambia granchè nell'efficienza energetica generale.
Da un lato abbiamo scuole con bambini che fanno lezione al freddo, dall'altro edifici pubblici costruiti 80 anni fa col soffitto alto 4 metri con l'impiegata che tiene la finestra aperta a gennaio perchè dentro c'è un clima da isole Fiji e non si può nemmeno intervenire perchè non c'è termostato.

C'è poi il problema della maleducazione della gente: in casa in inverno indossi un maglione o una tuta pesante e vivi a 19° di giorno e a 16° di notte ( tanto stai sotto le coperte ).
Pretendere di vivere a 24° a dicembre-gennaio per togliersi lo sfizio di girar per casa in maglietta e mutande non è una libertà individuale ( "tanto la bolletta me la pago io".... ) ma un comportamento antisociale che andrebbe stigmatizzato come tale, ed in seguito anche impedito e sanzionato.

Produzione di energia: in Italia abbiamo, secondo me giustamente, detto no al nucleare ma fatta questa scelta nel 1987 e ribadita nel 2011 attraverso due storici referendum, non ci siamo mai dati una seria politica energetica alternativa che considerasse la reale alternativa sul tavolo, cioè quella tra produzione di energia fortemente centralizzata o fortemente diffusa.
Sarebbe stato saggio investire sulla seconda ma lo si è fatto nel modo peggiore, trasformando la questione della produzione di energia solare in un business immediato attraverso il sistema degli incentivi.
Tutto mandato in malora a breve termine per insostenibilità economica degli incentivi stessi, così ci siamo bruciati prezioso terreno agricolo per coprirlo di pannelli da parte di chi si è mosso velocamente ad acchiappare l'incentivo, mentre non si è reso obbligatorio coprire di pannelli solari i capannoni industriali e gli edifici pubblici, cosa che invece avrebbe avuto senso.
D'altra parte un investimento in SOVRANITA' ENERGETICA, oltre che in rispetto dell'ambiente, va valutato in una prospettiva di almeno un paio di decenni.
Se riduciamo la questione all'intascarsi l'incentivo da qui a 6 mesi, è chiaro che non può funzionare.....

 Nel frattempo andiamo avanti ad olio e rigasificatori, l'idroelettrico non è completamente sfruttato nelle regioni settentrionali ma ci si riempia la bocca con le fonti rinnovabili e in intere regioni che potrebbero campar di lusso col geotermico ( Campania, Lazio ) si fanno i comitati cittadini per cercare di impedire la costruzione di impianti di questo tipo.
Intendiamoci, avere una centrale elettrica vicino a casa di qualsiasi tipo sia non è piacevole, ma se nessuno spiega il senso di un compromesso quale l'accettare d avere una centrale elettrica di un certo tipo vicino a casa per guadagnarci su qualche altro fronte e aspetto della qualità della vita ( anche perchè un piano dietro non c'è ), continueremo ad avere solo una politica politicante che fa il piano delle infrastrutture da realizzarsi sulla base delle mazzette e un'opinione pubblica totalmente tafaziana che protesta contro qualcosa ma non ha un'idea di ciò per cui mobilitarsi in positivo.
Cioè continueremo ad avere l'alternativa solo tra il male e il peggio, e non so neanche dire quale delle due sia cosa.

Produzione industriale: ho la sensazione che molto del poco che produciamo ancora, purtroppo, lo produciamo col culo.
L'ispettorato del lavoro non esiste praticamente più per l'applicazione della 81/08 ( ex 626 ) e per il controllo del fenomeno del lavoro nero, e a questo punto della crisi credo che per non dare la mazzata finale a quel che resta della nostra economia, anche Als ed Arpa abbiano deciso di chiudere un occhio sull'inquinamento creato dai processi industriali.
Anzi, tutti e due.
Anche in questo caso perchè o dietro non c'è un piano, o quello che c'è è delinquenziale e volto allo smantellamento e non ad una sostenibile riconversione/ammodernamento, perchè in Italia la borghesia è compradora e lavora per il Re di Prussia.
Ma a tutto questo scorre parallelo il problema per cui, se anche non avessimo tra i piedi una Germania che ci vuole deindustrializzati, non avremmo ugualmente in questo momento una classe politica in grado di dare al Paese un sensato piano industriale "imponendolo" alla nostra, spesso inqualificabile e parassitaria, borghesia imprenditoriale.
Insomma, se mettiamo nel conto tutto quanto è inevitabile quello che accade.

Due mesi senza pioggia di aria stagnante e nebbia e l'aria delle nostre città diventa semplicemente irrespirabile. Intanto da un parte e dall'altra, pro traffico o contro traffico, tutti hanno una parte di ragioni e tutti un torto consistente.
Quest'ultimo consiste nel non sforzarsi mai di avere una visione sistemica della questione limitandosi alla preoccupazione di non dover parcheggiare a più di 50 metri dalla propria méta.
E poi, naturalmente, tornati a casa, riscaldamento a 24° perchè tanto "la bolletta me la pago io".

E il buco nell'ozono tanto ce l'hanno in culo tutti gli altri.....???
Per dire.....

Nessun commento:

Posta un commento