martedì 11 aprile 2017

Populismi, sovranismi e salmone affumicato.

Oggi parliamo del perchè i rosè non possano comprendere come si stia riorientando lo spettro politico


La ricostruzione che ho letto fare da alcuni sociologi/politologi ( l'ultimo in uno scambio di battute su FB che ho osservato da silente spettatore è stato Lorenzo Zamponi ) sulla questione del riorientamento populistico di alcune forze di sinistra, in particolar modo riguardo Syriza, è sbagliata.
In pratica essi dicono: finché Syriza era un fronte di sinistra radicale valeva 4,5 - 5%, poi è diventata populista ed è arrivata al 36%.
A quel punto però deviano, vanno di traverso ( o meglio dimostrano la loro completa e totale subalternità rispetto al racconto dominante di come vanno le cose, magari al di la delle loro stesse intenzioni ), sovrapponendo contenente e contenuto e spiegando come ad esempio la sinistra francese con Mélenchon abbia avuto un riorientamento populista innanzitutto a causa del proprio riorientamente tematico, per cui ora sarebbe "concorrenziale" alla destra, sulla rivendicazione di sovranità francese, dando quindi per scontato che quello sia terreno esclusivamente agibile da destra.
Vari militanti dell'area politica in questione vedono anzi non un riorientamento concorrenziale ma un inseguimento di Mélenchon della destra sui suoi stessi temi.
Basta vedere cosa varie persone scrivono sulla pagina di Fratoianni in proposito: Mélenchon è un rossobruno sovranista, che schifo, la sinistra ha perso la bussola.
Peccato che queste stesse persone non si rendano conto di essere niente altro, sulle proprie posizioni, che degli scendiletti on demand ( e pure low cost ) dei grandi interessi capitalistici che infatti dileggiano Mélenchon mentre se ne stracatafottono dell'iscritto medio a Sinistra Italiana che insiste nel voler confondere internazionalismo del lavoro e internazionalizzazione degli interessi capitalistici.
Una prece.

Mettetevi d'accordo con voi stessi: o il populismo è una forma comunicativa oppure è una questione di contenuto ( cioè chi contesta l'ue è populista e quindi di estrema destra ).
Non si può dire che sia l'una e l'altra cosa a giorni alterni a secondo della fregola che si ha in un dato giorno di legittimare lo status quo.

Infatti l'analisi di Syriza è sbagliata anche nei contenuti.
Quando Syriza era di sinistra radicale e valeva il 5%, Syriza non era nemmeno euroscettica ma apertamente antiunionista nelle intenzioni del suo segretario e fondatore di allora ( A. Alavanos )
Poi è diventata anche un po' populista e soprattutto s'è disfatto il Pasok, ed è arrivata al 36% su una posizione assolutamente europeista.
Al contrario di quello che tanti analisti raccontano.
Nello stesso tempo l'analisi su Mélenchon è, per molti, catastrofista al seguito del Sole 24 Ore e per gli stessi temi; infatti, tanto per dire, nel programma di Mélenchon non si parla di uscite unilaterali dall'UE o dall'UEM, e anche per quanto riguarda ipotetici "piani B" la questione è tutt'altro che esplicita e esplicitata, pur essendoci una forte ( ma generica ) rivendicazione di sovranità.
Quindi nel suo caso il riorientamento è esclusivamente comunicativo. [ non entusiasmante per me, anche se di certo lo voterei. In pratica nel suo programma la rottura con l'Unione è surrettizia.... ]

La conseguenza è che una forma comunicativa NON qualifica il contenuto.
In ultima istanza neanche la questione della rivendicazione della sovranità ( nazionale, essendo la formulazione "popolare" un escamotage per aggirare il problema ), qualifica una forza come di destra o di sinistra.
Non la qualifica nemmeno come populista.
Ciò che è qualificante è cosa ci si propone di farsene, della sovranità, e perché.

Ad ogni modo, oggi, quelli che non semplificano e non generalizzano, quelli che innanzitutto si preoccupano di non essere populisti, quelli che non capiscono che nonostante gli sforzi degli USA per mantenere il ruolo guida il mondo sta diventando MULTIPOLARE e quindi i rapporti politici/economici/commerciali stanno tendendo a diventare inter-nazionali invece che globali e che quindi in questa tendenza la rivendicazione di sovranità è ovvia, rimanendo per aspirazione elettiva globalisti solo i centri degli imperi, sono gli Hamon o le sinistre italiane.
Rottami parcheggiati su un binario morto.

In questa tendenza storica tutto lo spettro politico semplicemente tende a muoversi nell'alveo di un riorientamento generale che finisce per elevarsi anche a fattore culturale e quindi diventa senso comune.
Ciò non vuol dire che tutti gli attori politici tendano a dire la tessa cosa perché, come nell'alveo secco di un fiume, si può camminare verso monte O verso valle o ancora si può decidere di portarsi sull'argine e vedere più dall'alto cosa succeda intorno.
Esiste sempre una possibilità di scelta.
Ma il fiume della storia quello è e non si può prescinderne.
Quindi fatalmente tutta la politica tenderà ad assumere un contorto "populista" ( è già così. Basterebbe leggersi Caruso e Formenti in proposito, la comunicazione politica è da anni integralmente populista, PD compreso. Anzi, per primo e nella forma peggiore, cioè quella leaderistico/plebiscitaria ) e ad assumere anche un contenuto "sovranista" variamente declinato.
Rimanendo globalisti solo il partito di Wall Street, il partito dell'Industria cinese, i partiti dell'industria e della finanza tedesca cioè tutti i partiti tedeschi salvo gli outsider, e i partiti di alcune locali borghesie compradore ( tipo il PD ) che gestiscono paesi per conto terzi.

La società è disintermediata, non solo in Italia. Vi piaccia o meno è così.
I partiti di massa delle sinistre socialdemocratiche/socialiste allo sbando e in disfacimento.
Unia eccezione europea la SPD che però è un partito elitario ed elitista che di sinistra non ha più assolutamente nulla e paga differenti contraddizioni essendo al centro di un impero.
In questo contesto le parole d'ordine tradizionali della sinistra, come dimostra anche l'ultima campagna francese in corso, non ricompattano e non riaggregano più un bel cazzo di niente.
Tocca lavorare sull'unità del popolo contro le oligarchie più che sull'unità della classe, che almeno per metà ha cambiato faccia ed è per metà composta da gente che nella classe ci sta per condizioni materiali ma non ci si riconosce minimamente come fattore culturale e identitario.
Anche per questo i veicoli simbolici slittano ricercando altri fattori unificanti che possano ancora essere riconosciuti; lo sforzo è quello di dare una definizione inclusiva e solidaristica al patriottismo. Dai cui tanto i discorsi di porta del sol di Iglesias quanto le piazze di Mélenchon molto più fittamente colorate di bandiere repubblicane e tricolori francesi che di bandiere rosse.
32 ore e interventismo pubblico, 6^ repubblica senza più presidenzialismo accentratore e autoritario ( quindi nessun cedimento sui temi ), dice Mélenchon, alla fine però si canta la Marsigliese.
Non è che ci si dimentichi dell'internazionale, ma quella al massimo te la canti alla fine del congresso del partito; in piazza devi parlare anche ( soprattutto ) agli altri e agisci di conseguenza.
Tutto questo comporta anche uno slittamento sui temi.
Se la globalizzazione è una guerra di flussi contro territori ( flussi di merci, servizi, capitali, contestualmente anche di persone, tipicamente al seguito dei capitali ), la rivendicazione della territorializzazione della scelta e del governo in quanto solo riterritorializzando la decisione politica il popolo ha un concreto veicolo democratico di autodeterminazione, porta inevitabilmente con sé un riorientamento di carrattere "sovranistico" dei contenuti.
Esso con buona pace delle anime belle non vuol dire né sciovinista, né fascista, né salcazzo, ma dipende da come lo si declina nell'insieme.

In questa fase storica la questione in gioco per la politica è molto semplicemente rappresentata da un'alternativa secca: essere all'altezza della sfida o essere archiviati dalla storia.

[ se non volessi essere comunicativamente populista a mia volta suggerirei ai sinistrici che non lo capiscono, di rileggersi il concetto di Storia in Althusser come processo senza soggetto e che quindi come ricorda Brancaccio "il movimento della storia sceglie i suoi protagonisti solo tra coloro che riescono ad assecondarne il corso e magari ad intercettare i suoi snodi, le sue congiunture, le sue contraddizioni interne, prima e meglio di altri. La speculazione può fungere in tal senso da amplificatore dell’instabilità, da potente acceleratore della crisi, ma per avere successo deve sempre muoversi in simbiosi con le forze del processo storico."
Il motivo per cui la sinistra si sta estinguendo nel ridicolo è che tanto l'altreuropeismo di SI quanto il movimentismo anarcoide delle varie Forenza, con o senza lancio di fumogeni, o il sinistrismo da brutta copia del partito radicale di Civati, è costruito intorno ad un approccio ai temi che potrebbe essere rappresentato attraverso la figura del salmone che risale la corrente.
Così come non si può andare a ritroso nel tempo ma si può solo scegliere in modi differenti di interpretare i propri tempi, nello stesso modo la storia è un fiume che non contempla la possibile esistenza di salmoni.
Certi soggetti sono politicamente delle contraddizioni in termini: questo il loro reale problema. ]

I salmoni politici non esistono in pratica.
La fine che si fa in politica quando non si capisce il verso giusto della storia.
Per questo sono semplicemente ridicoli nella loro velleità di essere una impossibilità empirica.

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